“Sono sbalordito dalla sua mancanza di trasparenza”. No, non ce l’hanno con noi italiani, no. E’ un tedesco che si arrabbia con un danese, rappresentante di un popolo che, un po’ altezzosamente, ogni giorno ricorda all’Europa quanto lì sia tutta una casa di vetro. Invece no, quando si parla di soldi anche i danesi la buttano in caciara e nascondono la verità.
Lo scontro risale a questa primavera, quando il presidente del Parlamento Martin Schulz (tedesco) ha chiesto al rappresentante permanente della Danimarca, che aveva la presidenza di turno dell’Unione, Jeppe Tranholp-Mikkelsen, quanto guadagnano i diplomatici applicati agli uffici nazionali presso l’Unione, per poter avere un punti di riferimento nel processo di riordino salariale dell’Eurocamera. Schulz all’inizio di marzo scrisse a Mikkelsen spiegando che i dipendenti del Parlamento sono paragonabili a dipendenti pubblici che lavorano all’estero, e dunque per avere un punto di riferimento si era pensato di parametrare il loro salario a quello di altri dipendenti pubblici, i diplomatici, che i paesi membri hanno mandato a Bruxelles.
Non sappiamo se l’idea sia giusta o meno, sappiamo però che oltre un mese e mezzo dopo il danese ha risposto a Schulz, provocando la sua “massima insoddisfazione” e lo “sbalordimento per la mancanza di trasparenza e di rispetto istituzionale che lei e i suoi colleghi avete dimostrato”. Il Presidente, a quanto spiega, si era rivolto a tutti i rappresentanti permanenti, non solo al danese, ed aveva ricevuto solo dati confusi, “disaggregati” sui salari pubblici. Il tedesco reitera dunque la sua richiesta, ma, a quanto risulta a Eurospia, i danesi hanno continuato a fare i pesci in barile.
Vedetevi la lettera.