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Home » Il Belgio ridiscute di divorzio

Il Belgio ridiscute di divorzio

Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
15 Ottobre 2012
in Senza categoria

“Il Belgio trema”. Il principale giornale francofono del regno, Le Soir, commenta così la vittoria degli indipendentisti fiamminghi alle elezioni comunali di Anversa, la seconda città del Paese, il cuore economico e culturale delle Fiandre. In questo piccolo e originale regno federale convivono due popoli che in comune hanno solo la religione cattolica: i fiamminghi, che parlano olandese, nel Nord, e i valloni, che parlano francese, nel sud. C’è poi anche una minoranza germanofona, concentrata nell’est del paese, ma senza un territorio suo. Valloni e fiamminghi invece negli anni ’60, con una serie continua di riforme costituzionali che ancora non sono finite, decisero di spartirsi il Belgio su base linguistico-territoriale. I sei milioni e passa di “olandofoni” a nord e i tre milioni e mezzo di francofoni a sud. Poi c’è Bruxelles, un’enclave autonoma all’85% francofona in territorio fiammingo.

Da quasi cinquant’anni il potere economico dei francofoni sta precipitando, mentre sale quello fiammingo, e con questo anche la voglia di rivalsa contro coloro che per oltre un secolo hanno dominato il Belgio, trattando i fiamminghi un po’ come cittadini di serie “B”. Qualcuno ha tentato di convogliare questi sentimenti in un indipendentismo spinto e brutale, ha avuto un certo successo nei primi anni del 2000 ma poi è praticamente scomparso, soppiantato dal più moderato, nei modi, NVA (Nuova alleanza fiamminga) di Bart De Wever, il poliglotta che diventerà sindaco di Anversa e, come prima cosa, ha chiesto al premier federale Elio di Rupo di lavorare ad un progetto di stato “confederale”. Più autonomia, meno trasferimenti fiscali, meno facilitazioni per i francofoni che vivono nelle Fiandre, il tutto pensando a quella che De Wever chiama “l’inevitabile evaporazione del Belgio”. Questi due popoli in questo Stato non ci possono stare, dice.

Il voto di ieri è stato solo locale, e se ad Anversa l’NVA ha avuto il 36,3% lo stesso non è avvenuto in molte altre città, dove i socialisti hanno confermato il loro primato: Ostenda, Gand, Buges, Lovanio. Ma queste non sono città simbolo, non hanno la dimensione e l’importanza, anche economica, di Anversa, dove c’è il secondo porto d’Europa che produce il 5,4% di tutto il Pil belga, e il 9,5% di quello fiammingo. Il movimento di De Wever ha dilagato, pur se non ha conquistato tante città, anche perché spesso lottava da solo contro coalizioni disperate di tutti gli altri. Ad Anversa per esempio ha sbaragliato il vecchio sindaco socialista, che si era alleato con i democristiani. In generale i partiti tradizionali si sono indeboliti nelle Fiandre, dove alle elezioni politiche del 2010 l’NVA arrivò al 33%. “Questo governo delle tasse non ha la maggioranza nelle Fiandre e non è sostenuto dai fiamminghi”, è il grido di battaglia di De Wever, che nell’ultimo anno ha fatto una dieta spaventosa perdendo oltre 50 chili, dandosi un look ancora più aggressivo di quando superava abbondantemente i cento chili. Elio Di Rupo, il premier socialista che a fatica è riuscito a mettere su un governo dopo un anno e mezzo di negoziati, ha ignorato quanto successo nel Nord del Paese e l’unica battuta che ha fatto in televisione è stata per commentare la conquista della maggioranza assoluta per i socialisti nell’insignificante (economicamente) Mons, cittadina di 92mila abitanti. I 507mila di Anversa, al centro dell’area che più sta crescendo in Belgio, intanto hanno scelto di essere governati da De Wewer.

L.R.

Tags: anversaBelgiobelgiode weverdi rupo

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