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Home » Editoriali » L’inganno della democrazia “diretta”, che cancella la fiducia

L’inganno della democrazia “diretta”, che cancella la fiducia

Diego Marani di Diego Marani
1 Dicembre 2012
in Editoriali

Il cosiddetto ministero aperto inventato dai finlandesi per promuovere la democrazia diretta basata sulla rete suscita grandi entusiasmi in tutta Europa ma ha tanto il sapore della mistificazione. I giornali italiani esaltano il sistema definito in inglese open crowdsourced lawmaking senza neanche riuscire a tradurlo e quindi senza neanche capire di cosa stiamo parlando. Open lawmaking significa promulgazione aperta di leggi e suona molto bene, ma come tutto quello che è aperto, non chiude, non conclude. Crowdsourced alla lettera significa attinto dalla folla, e proprio pura folla è quella che transita su internet. Neppure più l’antico popolo dei fax che comunque doveva prendersi la briga di cercare un foglio e un numero per dire la sua. La stessa folla che si scatena sui blog e su Facebook in sfoghi collettivi, tifoserie e linciaggi mediatici che non hanno nulla di democratico e sono la tribuna di chi urla più forte. A questa pazza folla dovrebbero dare ascolto i politici per elaborare nuove proposte di legge? Il sistema democratico ha le sue strutture, come si diceva una volta, le sue istanze, ed è attraverso quelle che la gente o, come si diceva sempre una volta, la base, può esprimere le sue idee e trasmettere le sue proposte. Oggi proviamo una ripulsa per la democrazia rappresentativa perché la corruzione dilagante ci ha fatto perdere fiducia nella rappresentatività. Non crediamo più che un rappresentante eletto possa davvero convogliare il nostro interesse fino a dove può essere espresso e ascoltato.

Ci illudiamo allora che la cosiddetta democrazia diretta sia la soluzione. Ma la democrazia diretta è solo uno dei tanti inganni prodotti dalla mentalità del politicamente corretto, dove il nulla concettuale viene nascosto dietro una cortina fumogena di principi moralmente ineccepibili. Che competenza può avere un pellegrino che vaga su internet per proporre di legiferare in un determinato campo? Finché si tratta di piste ciclabili e divieti di sosta va ancora bene. Ma dobbiamo accettare che sia la pancia pelosa della rete a chiedere leggi su temi come l’eutanasia, le cellule staminali o l’aborto? L’open crowdsourced lawmaking mi sembra aberrante quanto il suo nome e puzza fortemente di demagogismo populista. Come lo abbiamo visto tante volte in Italia con i referendum, ci sono campi in cui l’uomo qualunque non può avere diritto di parola e spetta all’autorità eletta la decisione. Perché solo quell’autorità può e deve avere una visione d’insieme delle conseguenze di quella decisione e delle prospettive più ampie dell’interesse generale della società. La questione qui in ballo è un’altra ed è la fiducia nell’autorità. E’ quella che dobbiamo ricostruire, perché ogni sistema sociale ha bisogno di riconoscere un’autorità. Dalla famiglia, alla scuola, all’impresa, la figura dell’autorità legittimamente riconosciuta svolge un ruolo essenziale di guida e mediazione, di riferimento e appartenenza. Lo vediamo proprio nella scuola dove l’insegnante perde sempre più prestigio e viene esautorato da genitori che lo considerano un loro dipendente. Oggi si vuole sostituire l’autorità con la trasparenza e ogni istituzione pubblica o privata si illude di recuperare fiducia giustificando ogni suo atto davanti all’opinione pubblica. Ma la trasparenza, come lo dice la parola stessa, non si vede: perché è vuota, non contiene nulla. La fiducia è invece la condizione essenziale di ogni contratto sociale e la democrazia vera si basa su quella. Ma la fiducia scaturisce dall’incontro, dall’impegno personale, dalla discussione, dal tempo passato assieme, dal vedersi in faccia, dal conoscersi nell’animo, dalla fatica spesa a fare qualcosa, dalla stretta di mano e dalla pacca sulla spalla. Non dall’onanista anonimo con le cuffiette nelle orecchie che ticchetta solitario sulla tastiera fra lo schermo del computer e quello della televisione sparando in rete le sue frustrazioni.

Lasciamo il criptico open crowdsourced lawmaking ai finlandesi che per eccesso di ritenuta passionale sono incapaci di socialità se non suscitata dal dovere e vivono afflitti dall’ossessione tutta luterana della vita etica e punitiva dove finisce per essere immorale anche solo il desiderio di felicità. Non sanno che così finiscono per calpestare proprio l’essenza del vivere, che sta invece nel contrasto, nel confronto, nel movimento, nelle persone vive, nella salutare incoerenza del cambiare idea. Che si estinguano felici i finlandesi nella loro perfetta democrazia asettica e così diretta che alla fine ognuno avrà il suo personale parlamento dove trionferà l’unanimità della solitudine.

 

Diego Marani

Tags: democrazia direttafaxfiduciainternetLettere al direttoremarani

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