Joseph Daul, presidente del gruppo del Partito popolare europeo a Strasburgo, chiede la testa di Giovanni Kessler, il capo dell’ufficio antifrode dell’Unione europea, l’Olaf.
La decisione arriva dopo che il capo della polizia di Malta ha affermato che “non ci sono prove sufficienti nell’indagine dell’Olaf” per avviare un procedimento penale contro John Dalli, costretto da Josè Manuel Barroso a presentare le dimissioni da commissario europeo alla Salute lo scorso ottobre perché accusato, sostanzialmente, di corruzione. Fu lo stesso commissario maltese a dire che il presidente della Commissione lo costrinse a dimettersi, sulla base di un’indagine svolta dall’Olaf. Secondo questo rapporto Dalli era consapevole di avere relazioni con un lobbista che offriva i suoi servizi a società del tabacco che volevano intervenire sull’allora redigenda proposta di nuova regolamentazione su quel mercato.
Questa relazione, come previsto dalle regole comunitarie, fu inviata alla magistratura di Malta, ma l’8 giugno scorso Peter Paul Zammit, capo della polizia da aprile scorso, ha detto che le indagini sulle accuse contro Dalli erano andate avanti, e che dopo aver discusso il caso con il procuratore generale, si era stabilito che non vi erano prove sufficienti per avviare un procedimento penale.
Secondo la deputata popolare tedesca Ingeborg Grässle, la dichiarazione di Zammit è “una dichiarazione di fallimento sul lavoro del direttore generale dell’Olaf Giovanni Kessler, che ha condotto personalmente le indagini su Dalli”. Per la deputata questo lavoro del magistrato italiano “non è stato professionale e non ha rispettato neanche gli standard di indagine dell’Ufficio e secondo il comitato di vigilanza dell’Olaf ha anche violato il diritto comunitario”.
Dieci giorni fa durante un’audizione davanti alla Commissione di controllo dei bilanci del Parlamento, Kessler, che si è sempre detto estremamente certo delle accuse rivolte a Dalli aggiungendo di avere prove solide aveva detto che toccherà casomai alla magistratura di decidere sulla legittimità del metodo di lavoro dell’Olaf.
Grässle da tempo attacca Kessler, ma ora anche il verde francese José Bové e il collega belga Bart Staes hanno anche chiesto le dimissioni di Kessler. L’attacco diretto di Daul, il capo del maggior gruppo parlamentare a Strasburgo (cui fa riferimento il Partito Nazionale Maltese di Dalli) alza decisamente il livello della questione.
“La Commissione europea, custode del diritto europeo, deve trarre le giuste conclusioni e forzare le dimissioni di Giovanni Kessler, la cui posizione è diventata politicamente e giuridicamente insostenibile”, ha detto Daul in una dichiarazione congiunta con Grässle.
L’Olaf rigetta ogni accusa. In una nota dice di aver sentito la dichiarazione del capo della polizia “ad un talk show”, ma che “nulla di ufficiale è stato comunicato”. L’organismo rivendica di aver svolto OLAF “una approfondita indagine che ha rivelato una forte evidenza che un privato maltese aveva chiesto una tangente utilizzando il nome del Commissario Dalli”. Secondo Olaf, “questa elargizione è stata chiesta in cambio dell’esercizio di una influenza sulla Commissione per modificare alcune disposizioni della direttiva sul tabacco in corso di revisione”. Secondo l’accusa un tale Silvio Zammit (omonimo del capo della polizia), un maltese compagno di partito di Dalli, avrebbe assicurato alla società scandinava Swdish Match, produttrice di tabacco da succhiare, un incontro con il commissario a cambio di denaro (si parlava anche di 60 milioni). Dalli, che aveva saputo tutto, aveva taciuto, anziché denunciare il fatto.
L’ufficio di Kessler sottolinea che “a seguito della trasmissione della relazione dell’Olaf alle autorità giudiziarie maltesi, questa persona è stata incriminato dal giudice competente, ed è ora in carcere. Senza le prove raccolte dall’Olaf tali questioni non sarebbero mai arrivate a conoscenza delle competenti autorità giudiziarie”.
L’ufficio antifrode aggiunge che “la relazione ha chiaramente affermato che non vi è alcuna prova conclusiva che il Commissario Dalli era a capo o complice di questa attività criminale. Le prove indiziarie raccolte dall’OLAF hanno però sollevato una sufficiente preoccupazione. L’Olaf – continua la nota – ha il dovere di riferire la sua relazione alle autorità giudiziarie maltesi per il loro esame giudiziario e le decisioni appropriate”. Anche Barroso è stato avvertito secondo la stessa normativa, “come previsto dal regolamento che disciplina l’Olaf, il Rapporto è stato inviato anche il Presidente della Commissione europea per il suo esame in base al Codice di condotta dei Commissari”.
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