I sinistri mortali calati del 44% dal 2001 ad oggi a fronte di un aumento dei veicoli in circolazione
Ancora troppe le vittime tra i 15 e 24 anni. “Bisogna prevenire che accadano queste tragedie”
Il rischio di essere coinvolti in un incidente stradale per i giovani al di sotto i 25 anni è alto, altissimo, molto più elevato che in qualsiasi altra fascia di età e cresce esponenzialmente nei primi 6 mesi dal conseguimento della patente di guida. Secondo i dati discussi al dibattito sui giovani e la sicurezza stradale “Target Youth”, organizzato dall’Associazione europea dei produttori di automobili (Acea), dalla Federazione Internazionale dell’automobile (Fia) e dall’associazione “Our Future Mobility Now”, gli incidenti mortali, nonostante siano in diminuzione del 44% dal 2001 ad oggi, e a fronte di una crescita dei veicoli in circolazione, continuano ad essere la prima causa di morte tra i giovani al di sotto dei 25 anni. Una situazione inaccettabile che, concordano tutti, si può e si deve affrontare attraverso il dispiegamento di tutti gli strumenti a disposizione.
E di strumenti comuni l’Europa sembra averne ancora troppo pochi. Sul piano della regolamentazione, ad esempio, assistiamo ad un’estrema frammentazione normativa caratterizzata da sistemi diversi da Stato membro a Stato membro. “Non esiste una sola ricetta valida per affrontare il problema – afferma Floor Lieshout, Direttore di ‘Youth for Road Safety’ (Yours) – ma senza dubbio occorre continuare a impegnarsi per prevenire che accadano queste tragedie.” La sfida, nonché il principale problema, è andare a influenzare gli aspetti comportamentali negativi del giovane guidatore, poiché sono quelli a determinare la maggior parte degli incidente su strada in Europa.
La mancanza di esperienza, l’eccessiva fiducia nelle proprie abilità e l’utilizzo di stupefacenti o sostanze alcoliche sono le principali cause delle morti per incidenti stradali. Come affrontare questi numeri e cosa fare che ancora non sia stato fatto? Occorre iniziare a fare prevenzione “il prima possibile” afferma Philippe Girardi, Project Manager per sicurezza e mobilità del gruppo Renault. I più piccoli, dai 6 ai 12 anni, devono essere accompagnati nell’apprendimento dagli insegnanti. A partire dai 12 anni, invece, lo scambio di informazioni deve essere reso più interessante e basato su un confronto ‘ragazzo-ragazzo’ e non ‘ragazzo-insegnante’, in modo che l’interazione sia più interattiva per entrambe le parti. Il processo deve inoltre essere accompagnato da una buona educazione da parte dei genitori, poiché è dimostrato che i giovani, tendono a emulare il comportamento dei loro modelli di riferimento anche quando essi sono al volante.
Sistemi sperimentali come il “Graduated driver licensing”, che consentirebbe al giovane di accumulare gradualmente abilità ed esperienza, eliminando via via le restrizioni al pieno utilizzo della propria licenza di guida, e il “Supervised driving” che altro non è che la guida accompagnata da un adulto per il primo periodo dopo il conseguimento della patente, hanno ottenuto ottimi risultati in altri Paesi, afferma un funzionario della Commissione. Quello che serve, è la volontà di coordinare gli sforzi a livello europeo ed inserire la sicurezza stradale tra le priorità comunitarie dei prossimi 20-30 anni.
Marco Frisone