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Home » Economia » Draghi: i tassi restano fermi, ma siamo pronti ad agire

Draghi: i tassi restano fermi, ma siamo pronti ad agire

Alla Bce "siamo pronti a prendere in considerazione tutti gli strumenti disponibili" contro debolezza del credito alle imprese. Oggi incontro dei ministri delle Finanze di Germania, Francia e Italia, a Berlino, con Barnier

Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
6 Dicembre 2013
in Economia

Alla Bce “siamo pronti a prendere in considerazione tutti gli strumenti disponibili” contro debolezza del credito alle imprese. Oggi incontro dei ministri delle Finanze di Germania, Francia e Italia, a Berlino, con Barnier

Draghi occhiali

Alla Bce “siamo pronti a prendere in considerazione tutti gli strumenti disponibili” contro debolezza del credito alle imprese, e stavolta Francoforte si assicurerà che eventuali nuove liquidità vengano utilizzate nell’economia reale. Lo ha chiarito il presidente Mario Draghi al termine del Consiglio direttivo, che come da attese ha confermato i tassi di interesse al minimo storico dello 0,25 per cento. Sul costo del danaro i margini di azione sono al lumicino, ma Draghi ha spiegato che resta comunque “una ampia gamma di strumenti” su cui si può operare. “Mantenendoci – ha precisato – nell’ambito del nostro mandato”.

Il presidente non è stato più specifico, salvo confermare indirettamente una delle varie ipotesi circolate nelle ultime settimane: quella di effettuare nuove immissioni di liquidità verso le banche, ma stavolta, appunto, in qualche modo vincolate al loro riutilizzo nell’economia reale. “Se facciamo un altro ‘Ltro’ – ha detto – ci vogliamo assicurare che venga utilizzato per finanziare l’economia, e che non venga usato per fare carry trade”. Riferimento, quest’ultimo, a alcune tipiche operazioni speculative sul mercato monetario (prendere a prestito fonti a tassi bassi e reinvestirli in altre valute su cui gli interessi sono più altri, lucrando su questo semplice differenziale).

Sempre oggi la Bce comunicato un ritocco al rialzo delle previsioni di crescita economica, ma al tempo stesso una revisione al ribasso di quelle sull’inflazione. Ora sul 2013 viene previsto un meno 0,4 per cento del Pil dell’area valutaria, cui seguirà un più 1,1 per ceto il prossimo anno e un più 1,5 per cento nel 2015. Sulla crescita dei prezzi al consumo invece ora i tecnici di Francoforte stimano un più 1,4 per cento sul 2013, un più 1,1 per cento il prossimo anno e sul 2015 un più 1,3 per cento. Dati su cui l’istituzione ha deciso di fornire maggiori dettagli d’ora in avanti.

L’inflazione prevista appare inferiore alle sue soglie obiettivo della stessa Bce, tuttavia Draghi ha precisato che secondo il Consiglio le generali attese del pubblico sulla dinamica dei prezzi risultano “saldamente ancorate ai nostri valori obiettivo sul medio e lungo termine”. Dichiarazioni interpretate con tendenzialmente restrittive dai mercati, tanto che l’euro è salito fino a 1,3668 dollari, laddove in precedenza fluttuava al di sotto di quota 1,36. Tuttavia potrebbe trattarsi di una lettura frettolosa.

Draghi per molti versi non ha minimamente mostrato di voler abbandonare la linea morbida. Anzi ha esplicitamente ribadito che la Bce conta di mantenere i tassi di interesse dell’area euro ai livelli attuali, o più bassi, per un protratto periodo di tempo. E più in generale “la politica monetaria resterà accomodante per tutto il tempo che sarà necessario”. E su uno dei nodi apparsi più pressanti nelle ultime settimane, quello del rallentamento di consumi e prezzi legato al contesto di debolezza del mercato interno, alla Bce “siamo ben consapevoli dei rischi insisti nella bassa inflazione”, ha detto. Anche pensando agli sforzi volti a migliorare la competitività nei paesi.

“Non c’è alcun dubbio che è più facile correggere se hai una inflazione al 2 per cento che se hai una inflazione a zero- ha rimarcato – date le rigidità che si creano su inflazione e prezzi”. (segue)
Secondo fonti Ue a Bruxelles, i ministri delle Finanze dei maggiori paesi dell’Eurozona, compreso l’italiano Fabrizio Saccomanni, si incontreranno domani a Berlino insieme al presidente della Bce Mario Draghi e al presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, per cercare di sbloccare le tre misure mancanti per completare l’unione bancaria europea: la direttiva Brrd (“Bank Recovery and Resolution Directive”), che stabilisce le regole per il “bail in” delle banche in crisi (ossia il loro salvataggio attraverso i fondi nazionali finanziati dallo stesso sistema bancario, senza ricorrere ai soldi pubblici); lo Schema di garanzia dei depositi, bloccato da tre anni; e il sistema unico europeo di risoluzione delle crisi bancarie, con la creazione di un’Autorità e di un Fondo di risoluzione.

Il pacchetto, secondo l’impegno preso più volte dai leader dell’Ue, doveva essere varato entro la fine dell’anno, ma c’è un forte ritardo sulla tabella di marcia. Se ne dovranno occupare l’Eurogruppo di lunedi e l’Ecofin di martedi prossimi, anche per preparare le decisioni previste per il Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre, l’ultimo previsto per quest’anno. Finora, l’unico elemento già approvato del pacchetto dell’Unione bancaria è il sistema di sorveglianza bancaria unico, affidato alla Bce, che entrerà in funzione entro il 2014.

Oggi a Berlino si incontreranno i ministri delle Finanze di Germania, Francia e Italia, le tre principali economie dell’euro, con anche Michel Barnier, Commissario europeo responsabile del Mercato Interno.

Roberto Vozzi e Lorenzo Consoli per TMNews

Tags: bcedraghifrancoforteinflazionetassi

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