Tutti i bambini hanno degli idoli da adorare.
Io ad esempio, c’ho quasi quarant’anni adoro i Misfits.
Quando al tempo dei dinosauri la musica si ascoltava su vinile e su cassetta, io avevo una cassetta dei Misfits, che mi ero duplicato dal cugino del mio batterista.
Che poi batterista, insomma, andavamo a casa sua, mettevamo sù un disco dei Kiss o di Van Halen, lui batteva sui fustini del Dixan, io suonavo la scopa.
Ma da qualche parte dovevamo pur cominciare.
Ogni tanto mi ricordo facevamo le cose in grande, andavamo a casa dei figli del macellaio, che sotto il lettone dei genitori c’era pieno di giornali porno, poi però finiva sempre che mettevamo su un disco dei Kiss o di Van Halen, uno suonava i fustini del Dixan, due suonavano la scopa, e l’altro cantava nel portapenne.
Insomma poco dopo quella fase lì, mi ero duplicato Walk Among Us dei Misfits dal cugino del mio dixanista, mi ero scritto i titoli con i trattoPEN colorati, che poi dopo vent’anni sono sbiaditi adesso non si legge più nulla.
Poi avevo un altro lontano cugino a Napoli, anzi, due cugini a Napoli e due a Bergamo, tutti flippati col punk e coi Misfits, pure loro.
E come non ricordare con amore e nostalgia quella seconda metà degli anni ’80 in cui, traendo spunto dalla versione dei Metallica, ci si salutava tra capelloni urlando
“I’ve got something to say!”,incipit della hit underground Last Caress firmata Misfits.
Per non parlare del logo, il Crimson Ghost, una delle più belle icone dell’intera commedia del punk rock, forse la meglio riuscita in assoluto, senza nulla togliere all’aquila dei Ramones.
Ecco.
Giovedì ho suonato in Spagna, a Saragozza, con i Driving Dead Girl, il fonico del locale era un tipo coi capelli lunghi e bianchi, che parlava un ottimo inglese.
Dopo il concerto, abbiamo fatto un po’ amicizia, parlato del più e del meno, mi raccontava del Texas e dei suoi interminabili tour in lungo e in largo per gli states.
Io l’inglese sono una capra, lo spagnolo so giusto ordinare una birra, sono pure mezzo sordo, dopo mezz’ora gli ho detto Scusa amico, mi sono perso il soggetto, con chi chi è che andavi in tour?
Coi Misfits, mi ha detto lui.
E io ero lì, con la mia sigaretta settimanale in una mano, una birra nell’altra, gli altri stavano cominciando a caricare il furgone, e mi sono detto Caaaaaazzo, i Misfits.
E mi è venuto da pensare che è buffa la vita, che tu passi l’infanzia a Luserna San Giovanni a suonare del punkrock sui fustini del Dixan, poi passi l’adolescenza a comprarti le toppe dei Misfits e a suonarne le cover in tutte le salse, e poi un giorno ti ritrovi a fare un concerto in Spagna, con il loro fonico che ti chiede se per favore puoi abbassare l’amplificatore ancora di una tacca.
Dopo suonando l’ho rimesso come prima, anzi, poi l’ho alzato ancora di una tacca, poi di un’altra ancora.
– Hey man, just to be honest, I crancked the volume up again during the show, gli ho detto a fine serata.
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– I know, mi ha risposto guardando il suo bicchiere di whiskey on the rocks.
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– I know you know.
Ru Catania