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Home » Editoriali » La Germania è pronta: l’elmetto non è più una vergogna

La Germania è pronta: l’elmetto non è più una vergogna

Lorenzo Robustelli</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@LRobustelli" target="_blank">@LRobustelli</a> di Lorenzo Robustelli @LRobustelli
2 Febbraio 2014
in Editoriali

Il governo tedesco è pronto ad assumere un ruolo di primo piano nella difesa europea. E’ un’inversione a “U” nella politica estera di Berlino, che tradizionalmente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ha avuto un basso profilo, sostanzialmente legato allo sviluppo degli interessi commerciali, tentando di non mostrare mai troppo i muscoli. Ma questi muscoli ci sono, e non sono mai stati a riposo.

 

La Banda della Marina tedesca
La Banda della Marina tedesca

“In Germania ci sono dei veri pacifisti, ma ci sono anche persone che usano le colpe del passato tedesco come uno scudo per la loro pigrizia”, ha detto venerdì parlando alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco il presidente della Repubblica Joachim Gauck. ”Questa colpa ci da un diritto molto discutibile di girare la testa da un’altra parte – ha aggiunto -. Questo limitarsi può arrivare troppo lontano”. Considerando che il presidente federale ha scarsissimi poteri, e svolge un ruolo quasi solo simbolico, una presa di posizione così netta ha fatto sobbalzare sulle sedie chi si aspettava di sentire un noiosi discorso formale di un padrone di casa senza troppa autorità.

In realtà le parole di Gauck non sono state altro che il suggello istituzionale più alto ad un programma che va avanti da tempo, e che è tutto politico. Berlino partecipa in maniera robusta alle missioni militari all’Estero decise dall’Unione europea, vende armi a destra e a manca nel mondo, ha un esercito potente e ben addestrato, insomma, ha una politica della difesa simile a quella di tanti partner. Ma porta sulle spalle una colpa talmente grande che per anni i partner europei hanno sempre reagito con disturbo ogni vota che dalla Germania si accennava ad un ruolo politicamente più influente in questo settore delicato. In fondo, è meglio utilizzarne la forza ma tenendola in una sorta di soggezione politica. Negli ultimi anni però sempre più spesso sono arrivate sollecitazioni perché Berlino assumesse un ruolo più di primo piano in politica estera, perché si assumesse le sue responsabilità e condividesse quelle dei partner europei. Politica estera e Difesa sono però due facce della stessa medaglia, non può crescere una senza che lo faccia anche l’altra. Ed allora se il socialdemocratici hanno piazzato il loro pezzo da 90 Frank-Walter Steinmeier agli Esteri, ecco che Angela Merkel risponde mettendo Ursula von der Leyen, che in molti vedono come suo possibile successore, al ministero della Difesa. Una squadra forte dunque, che si sta lanciando all’Estero, che proprio Merkel tiene però un poco a freno.

Proprio la ministra della Difesa qualche giorno fa in una intervista a Der Spiegel, ha pronunciato le parole che poi, più o meno, il capo dello Stato ha fatto sue a Monaco: “Non possiamo girarci dall’altra parte quando assassini, e violenze accadono ogni giorno”. Non più solo un supporto agli altri eserciti dunque, ma proprio una partecipazione anche dove si rischia di combattere davvero. Steinmeier ne ha parlato nel dettaglio con il suo collega francese Laurent Fabius, che ha incontrato almeno tre volte in un solo mese. Tanto nel dettaglio che si è anche sbilanciato dicendo che Berlino è pronta ad aiutare Parigi nelle missioni che guida, in Mali e Repubblica Centro Africana. “L’Europa non può lasciare la Francia da sola”, ha detto, andando molto più avanti di quanto solo a dicembre Merkel aveva fatto in un Vertice a Bruxelles, quando aveva escluso di mandare suoi soldati in Africa, ma non impedendo che altri lo facessero.

Tutto questo vuol dire che in Germania si sentono pronti e che i partner europei non storcono più il naso. Un po’ per interesse militare ed un po’ perché questo è il passo che manca per una piena integrazione e dunque responsabilizzazione politica della Germania nel fragile collettivo europeo. “In una situazione di crisi finanziaria poi – spiega un diplomatica italiano – poter dividere l’impegno con un partner in più è ovviamente visto con Germany Afghanistanfavore”. Reso ancora più traballante dal comportamento del Governo britannico, quello che, normalmente, è la vera ossatura delle missioni militari europee. Se Londra continua il suo disimpegno comunitario fin dove potrà arrivare? Se giungesse fin a mettere in discussione l’impegno militare ecco pronta la Bundeswehr. La cancelliera Merkel è un poco meno esplicita dei suoi ministri, ma giorni fa, sollecitata dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in visita a Berlino, aveva osservato come “la Germania si debba intromettere, per portare a una soluzione determinati conflitti” sullo scenario politico internazionale. “Ci sono nuove sfide – aveva aggiunto – e noi ci dobbiamo comportare in maniera nuova”. Poi ha chiarito bene il quadro della situazione: “Non è questione di un maggiore o minore impegno militare, ma che la Germania usi l’influenza politica che ha”.

Mentre le autorità militari vogliono assicurarsi che i militari non facciano brutte figure con i collegi in giro per il mondo e dunque sono stati vietati “tatuaggi pornografici, piercing ostentati e barbe incolte”, il problema è che i cittadini non sono molto d’accordo con questa nuova politica della difesa. Secondo un sondaggio svolto proprio nel mezzo di questo dibattito da YouGov il 45% dei tedeschi ritiene che la Germania sti già facendo “troppo” all’estero, mentre solo il 30% ritiene che l’impegno sia appropriato. Non brillano per generosità i tedeschi.

Lorenzo Robustelli (da Il Secolo XIX di domenica)

Tags: difesaesercitogermania

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