I ministri degli Esteri dei Ventotto hanno approvato la proposta avanzata dalla Commissione lo scorso aprile. Ashton: “Nostra politica non cambia, sull’isola si rispettino diritti umani”
L’Unione europea apre le porte a Cuba. I ministri degli Esteri dei Ventotto hanno adottato il testo con cui si dà mandato alla Commissione di negoziare accordi di cooperazione e dialogo politico con l’Avana. Il testo rappresenta un passo avanti nelle relazioni con il paese caraibico, che per la prima volta potrebbe essere al centro di rapporti diretti con Bruxelles. Fino a oggi Cuba ha intrattenuto relazioni solo per questioni di emergenza (con l’Ue che ha prestato soccorso in caso di uragani) e in dialoghi più ampi di carattere regionale. Cuba partecipa al dialogo tra Unione europea e paesi dell’America latina e dei Caraibi (Ue-Celac) in quanto membro del Celac, ma non ha intrattenuto mai rapporti privilegiati al di fuori di questo contesto. La proposta di negoziato per accordi di cooperazione Ue-Cuba presentato dalla Commissione europea lo scorso aprile è stato di fatto approvato all’unanimità: il testo era già stato approvato in sede tecnica dal Comitato dei rappresentanti (Coreper), e oggi i ministri hanno sostenuto il documento senza discuterlo. Era un passo formale atteso, ed è arrivato.
L’Unione europea segna dunque un passaggio che potrebbe essere chiave nel futuro dell’isola, alle prese con timide aperture verso il mondo esterno dopo decenni di chiusura, dovuta anche all’embargo decretato dagli Stati Uniti e non ancora rimosso. I ministri degli Esteri dei ventotto tendono la mano al governo di Raul Castro, che nell’Ue ha il suo primo investitore straniere e secondo partner commerciale mondiale dopo il Venezuela. Gli europei sono i primi turisti del paese, mentre complessivamente l’Ue da sola vale il 20% dei commerci complessivi di Cuba. Inoltre dal 2008 a oggi, da quando cioà l’Ue ha riallacciato contatti con il governo de l’Havana, ha messo a disposizione di Cuba oltre 86 milioni di euro per programmi di cooperazione e attualmente ci sono ben 50 tra progetti finanziati già avviati o in fase di avvio. Numeri e ordini di grandezza che potrebbero, in prospettiva, crescere ancor di più se il mandato negoziale dovesse portare a risultati.
“Ho fiducia che questi negoziati favoriranno un consolidamento del nostro impegno per Cuba”, il commento dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Catherine Ashton. L’Ue, però, non concenderà sconti. “Non c’è un cambio di politica rispetto al passato. Abbiamo sempre sollevato la questione dei diritti umani, che restano il punto centrale di queste relazioni” bilaterali. A Bruxelles “intendiamo sostenere le riforme e la modernizzazione a Cuba”, e in tale contesto – prosegue Ashton – auspica che “Cuba faccia ciò che è necessario su questo fronte”, dato che “l’andamento dei nostri negoziati rifletterà l’andamento degli interventi sulle questioni dei diritti umani” a Cuba.
I tempi per un eventuale accordo non sono rapidi. Dal momento dell’avvio del processo negoziale – affidato alla Commissione – ci vorrà tra uno e due anni per chiuderlo, a cui si aggiungeranno due-tre mesi necessari per la traduzione dei testi. Ma all’interno del percorso pesa l’incognita relativa al rinnovo delle istituzioni comunitarie, che potrebbe prolungare ancora di più il periodo delle negoziazioni con il paese paese caraibico, uno dei due paesi dell’America centro-settentrionale – insieme col Venezuala – a non avere ancora strumenti di rapporti diretti con l’Unione europea. A Bruxelles sono tutti consapevoli che la maratona negoziale non sarà breve, ma si è contenti per il risultato raggiunto. Ciò per due ragioni: in primo luogo perchè, come detto, Cuba non ha mai goduto di relazioni bilaterali dirette con l’Ue; in secondo luogo perchè il varo di una posizione comune europea su Cuba pone fine ai problemi di coerenza esterna e interna dell’Ue. Da un punto di vista esterno l’Ue, rispetto alle politiche con altri stati, ha riservato a Cuba un trattamento diverso non sostenendo apertamente il dialogo con le autorità locali, come invece fatto sempre, anche per paesi con altri regimi non democratici (come il Myanmar, tanto per fare un esempio). Da un punto di vista interno si sana quella situazione per cui alcuni paesi membri, nonostante l’assenza di politica comunitaria, intessono relazioni con Cuba a livello di singolo stato.
Emanuele Bonini