In passato, in seguito a controversie con Kiev, il Cremlino ha chiuso i rubinetti verso l’Ue. Secondo il ricercatore del Ceps Christian Egenhofer la situazione non si ripeterà, o Mosca rischia la sua credibilità come fornitore
Ora che la popolazione ucraina ha deciso di “voltare le spalle” alla Russia per tentare un avvicinamento all’Europa, si attendono le reazioni di Mosca. La prima è già arrivata: il finanziamento da 15 miliardi di dollari che Vladimir Putin e Viktor Yanukovich avevano concordato è già stato sospeso. Ma potrebbe non essere tutto. Mosca ha un altro potente strumento di pressione da fare valere e cioè la dipendenza di Kiev dal gas russo. Per il momento dal Cremlino arrivano rassicurazioni, secondo cui tutti gli accordi sul gas continueranno ad essere rispettati. Ma se così non dovesse essere, le ripercussioni si potrebbero fare sentire, e pesantemente, anche sull’Europa.
Dal punto di vista energetico l’Unione europea è tutt’altro che autonoma. Importiamo circa la metà del gas che consumiamo e ben un quarto ce lo fornisce proprio la Russia. Storicamente il gas russo arriva in Europa attraverso gasdotti che attraversano Ucraina e Bielorussia. Fino a poco tempo fa, dalla sola Ucraina transitava il 90% del gas russo che alimenta l’Europa. Oggi, con la costruzione di gasdotti alternativi, il passaggio dal Paese è molto diminuito, ma Kiev rimane comunque il principale snodo strategico per l’arrivo di gas all’Europa. Così, se Mosca dovesse decidere di chiudere i rubinetti verso l’Ucraina, l’Europa potrebbe dovere pagare un prezzo pesantissimo. Può realmente succedere?
“Ci sono contratti tra Gazprom e i fornitori europei (e parliamo di centinaia di miliardi), che non possono essere interrotti soltanto per ragioni politiche, altrimenti ci sarebbero pesanti conseguenze da pagare” rassicura Christian Egenhofer, ricercatore del Ceps (Center for European Policy Studies) ed esperto di questioni energetiche. Casi simili si sono già verificati in passato, nel 2006 e più recentemente nel 2009 quando, in seguito a controversie con Kiev, la Russia ha interrotto i rifornimenti di gas verso l’Europa, che transitavano dall’Ucraina. Se Mosca dovesse rifarlo “la Russia sarebbe finita come fornitore di gas” e “l’Europa non ci conterebbe più”, spiega Egenhofer. Già dopo il 2009, aggiunge, “ha avuto enormi problemi di sfiducia”. In ogni caso “esistono dei gruppi di coordinamento che discuterebbero, nel caso di una rottura con l’Ucraina, come evitare problemi con l’Europa”. Se anche non si arrivasse a una spaccatura così netta tra Russia e Ucraina, le riprercussioni per Kiev si potrebbero sentire in termini di costi. “Non so esattamente quando i contratti tra i due Paesi sono da negoziare – conclude il ricercatore – ma lì evidentemente c’è la possibilità che la Russia aumenti il prezzo del gas”.
Letizia Pascale