Il testo votato da Strasburgo a marzo per Hustinx è “un’opportunità storica” per aumentare la privacy ma alcuni Stati nutrono diverse perplessità e potrebbero indebolirlo
La riforma comunitaria sulla protezione dei dati personali, è un passo avanti molto importante per la privacy dei cittadini europei, almeno se il Consiglio Ue non stravolgerà il testo proposto dalla Commissione e rafforzato dal Parlamento europeo. È quanto pensa il Garante europeo per la protezione dei dati, Peter Hustinx, che nel presentare il rapporto annuale dell’ente ha affermato che è “essenziale” che la riforma sia “completata e messa in pratica”, senza però stravolgere il testo approvato in prima lettura dall’Aula a marzo. Un testo che per Hustinx ha rappresentato uno “straordinario passo in avanti”, e ora “spetta al Consiglio sostenerlo, garantendo ai cittadini il diritto di controllare il modo in cui le loro informazioni personali vengono utilizzate e il loro diritto a un ricorso in caso di necessità”.
La riforma delle regole che risalgono al 1995, la preistoria dell’era digitale, afferma, tra le altre cose che le aziende dovranno chiedere un’autorizzazione preventiva all’autorità nazionale di protezione dei dati prima di poter divulgare i dati personali di un cittadino dell’Unione in un Paese non membro nonché saranno tenute a informare la persona interessata della richiesta. Per chi trasgredirà si prevedono sanzioni pesantissime: fino a 100 milioni di euro o fino al 5% del fatturato mondiale annuo. Le nuove norme dovrebbero anche proteggere maggiormente i dati inseriti in siti Internet attraverso ad esempio l’introduzione del diritto di cancellazione, restrizioni sul “profiling” (cioè i tentativi di analizzare il comportamento di una persona) e l’obbligo per le società di usare un linguaggio chiaro e semplice per le regole sulla privacy.
Ma il Garante ha spiegato che tra gli Stati membri ci sono diverse perplessità sul testo: “Vogliono capire come agirà non solo sulle aziende, ma anche rispetto ai dati in possesso del settore pubblico. E poi vogliono capire quali saranno i costi amministrativi e come funzionerà la vigilanza nei fatti, chi deciderà in ultima istanza”.
Per il Garante aggiunto, Giovanni Buttarelli, “la rapida adozione di questo pacchetto servirà a ripristinare la fiducia nell’ambiente digitale che è stata seriamente minata da vari scandali sulla sorveglianza”. Buttarelli ritiene che le nuove “norme vincolanti” serviranno a “consolidare le buone pratiche” soprattutto riguardo ad “aziende che operano in più parti del mondo”, e su cui quindi il controllo legislativo è naturalmente più difficile. Le nuove regole, così come sono al momento, si applicheranno “a tutti gli attori che operano sul mercato europeo, non importa da quale Paese vengano”, ha precisato Hustinx secondo cui sono regole che saranno “efficaci anche in futuro” e che, ad esempio, non potranno essere messe a rischio da accordi come quello sul libero scambio con gli Stati uniti. “Lo stesso varrà in futuro per un accordo del genere fatto col Giappone o con qualsiasi altro Paese terzo”, ha assicurato il Garante che ha parlato quindi di “un’opportunità storica” e di un “pezzo di architettura legislativa essenziale”.
Ma per una maggiore protezione della nostra privacy sul web anche la questione delle infrastrutture, che al momento sono gestite seppur indirettamente dagli Stati Uniti, deve essere affrontata, e non a caso Francia e Germania stanno pensando di sviluppare un ‘internet europeo’. Ma per il Garante “la regolazione in discussione stabilirà responsabilità che vanno al di là delle infrastrutture utilizzate o del luogo in cui sono conservati materialmente i dati”, e per questo la protezione assicurata dalla riforma sarebbe “veramente globale”.
Alfonso Bianchi
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