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Home » Politica » Il leghista Ciambetti: il Veneto non si sente fuori dall’Europa

Il leghista Ciambetti: il Veneto non si sente fuori dall’Europa

L'assessore regionale per gli Affari europei: “Indipendenza? C'è una tensione inascoltata. Il mondo delle imprese chiede un cambio di passo a Bruxelles e più elasticità sulle regole e fondi comunitari”

Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
3 Aprile 2014
in Politica

L’assessore regionale per gli Affari europei: “Indipendenza? C’è una tensione inascoltata. Il mondo delle imprese chiede un cambio di passo a Bruxelles e più elasticità sulle regole e fondi comunitari”

Roberto Ciambetti
Roberto Ciambetti

Le voglie indipendentiste di una parte dei veneti si snodano tra ragioni nazionali e motivazioni sovra-nazionali. Il malcontento diffuso dietro alle richieste di ‘più Veneto’ fa da contraltare allo slogan che portò il leghista Luca Zaia alla guida della Regione (“prima il Veneto”), la cui vera intenzione potrebbe però essere la garanzia di maggiore autonomia all’interno della cornice italiana, come ha lasciato intendere a EuNews l’assessore per gli Affari europei della Regione Veneto, Roberto Ciambetti, anche lui un esponente del Carroccio, che dice: “Sono state presentate due proposte d legge: una per un referendum sull’indipendenza, un’altra per l’autonomia”.

Il Veneto chiede il referendum per l’indipendenza, la Catalogna il referendum l’ha già chiesto, in Scozia si terrà a settembre. Che succede in Europa?
Io sono un sostenitore, quindi per me risulterà difficile non essere di parte. Quello che sento è che il mondo delle imprese chiede un’Europa diversa. Ci aspettiamo che l’Europa sia un po’ più elastica e che si possano adattare alla realtà i fondi comunitari. Oggi il fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il fondo sociale europeo (Fse) non sono adattati alle nuove esigenze.

L’Europa è un fattore che contribuisce a volere l’indipendenza?
La regione non si sente fuori dall’Europa, non si è mai sentita fuori dall’Europa. Noi siano in Europa dal 1.400, ma anche prima, dai tempi delle crociate, quando gli europei passavano per Venezia prima di andare alle crociate. Da sempre il Veneto è una piattaforma logistica per tutti. E oggi il Veneto è un contribuente netto dell’Europa, e per questo vorremmo incidere un po’ di più.

Cosa vuole il Veneto dall’Europa?
Più elasticità. L’impostazione troppo rigida va cambiata.

In Italia invece che succede?
In Veneto c’è tensione da tempo, e non ha risposte. Il Veneto è compreso tra due regioni a statuto speciale. Ed è fin troppo evidente che 21 miliardi di euro se ne vanno via ogni anno per contributi fiscali senza ottenere niente in cambio.

È solo una questione economica allora?
No, non si tratta di una questione di rivendicazione economica, per quanto questa oggi sia più importante con la crisi. In base al progetto di Matteo Renzi l’elezione del nuovo Senato prevede l’elegibilità di 8 senatori per il Trentino Alto Adige, che ha una popolazione di un milione di abitanti, e l’elegibilità di 6 senatori per il Veneto, che di milioni di abitanti ne ha cinque.

Parliamo di immigrazione. Il commissario europeo per gli Affari interni sostiene che le realtà locali abbiano il compito di provvedere all’integrazione. La Commissione europea ci dice però che l’Italia non può spendere per via dell’elevato debito pubblico, e il governo opera la spending review. Come si ripercuote tutto questo sugli enti locali?
In maniera devastante. Anche perché a volte con la spendig review i tagli vengono fatti alla cieca e non viene affrontata la spesa pubblica improduttiva.

Emanuele Bonini

Tags: bruxelleseuropaindipendenzalegareferendumveneto

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