L’euro è di tutti ma ancora nessuno lo sa. E’ questo il vulnus principale di un’Unione monetaria che non può ancora dirsi completa. E’ quel che spiega il saggio di Roberto Sommella (già on line e presto in libreria), ‘’L’euro è di tutti’’, istruzioni per cambiare l’Europa e ridurre le diseguaglianze, con la prefazione del premier Matteo Renzi. La fine della crisi finanziaria ha messo in luce tutti i ritardi del processo di unificazione del più grande progetto economico e sociale del dopoguerra. E ora chi vuole abbandonare la moneta unica sembra aver argomenti più forti degli altri. A sinistra non c’è piena consapevolezza che, se in cinque anni il debito pubblico dei Paesi europei è aumentato di 5.000 miliardi di euro e i disoccupati sono arrivati a quota 25 milioni, non è solo colpa degli errori dei governi o dell’austerity imposta dall’asse Berlino-Bruxelles. Il saggio di Sommella, corredato da dati macroeconomici inediti e da tabelle sul confronto dei prezzi prima e dopo la nascita dell’euro, si sofferma su quanto è accaduto in Germania, Francia, Spagna e Grecia e affronta i nodi da sciogliere in Italia e nell’Unione Monetaria.
Tra il 2007 e il 2013, durante il terremoto finanziario, in pochissimi sono diventati più forti. La Germania ha visto crescere occupazione e Pil del 5%, la Gran Bretagna ha fatto di meglio, il resto dell’economia dell’Eurozona è rimasta sotto lo zero di oltre 6 punti percentuali. Negli ultimi sei anni, dal 2008 al 2013, in Grecia il debito pubblico è andato fuori controllo (si è passati dal 97,40% al 176,20%), in Spagna è più che raddoppiato (da 40,70% a 100%) come in Portogallo (da 66,40% a 127,80%), in Irlanda è triplicato (da 44,2% a 124%), ma ha superato e di molto il limite di guardia anche in Germania (da 66% a 80,5%) e in Francia (da 68,10% a 90,20%). E in Italia quel rapporto viaggia verso il 133% (nel 2008 era al 105,8%). Una debacle senza precedenti. L’euro è ancora una moneta a metà, la sua banca centrale necessita di un forte mandato politico, la politica economica non ha mai un’unica voce, regolamenti come il Fiscal compact sono disancorati dalla realtà. Nonostante tutto deve prevalere l’ottimismo, facendo tesoro di quanto avvenuto negli Stati Uniti dopo la guerra di indipendenza, quando il ministro del Tesoro dell’epoca, Alexander Hamilton, riuscì a far passare la linea della condivisione dei debiti e dell’emissione di titoli federali: nacque in quel momento l’America che conosciamo. L’Europa deve seguire la stessa strada.
Una visione condivisa dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che nella prefazione al libro scrive: “Chi immagina di dare tutte le colpe all’Europa non inganna se stesso, inganna i propri elettori. C’è un unico modo per avere più euro in tasca: avere più Europa dentro le nostre istituzioni. Chi sostiene che l’euro è di tutti ha quindi ragione. Dobbiamo convincere i cittadini che è davvero così”.
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