Tre, due, uno, si parte. Il conto alla rovescia per il dibattito più atteso di queste europee è scandito da un timer che campeggia a tutto schermo alle spalle dei cinque candidati alla presidenza della Commissione. Ciascuno nella sua postazione luminosa allestita nell’Aula del Parlamento europeo a Bruxelles, ciascuno teso a conquistare ogni voto possibile senza però sforare i rigorosi tempi televisivi.
Martin Schulz per il Pse, Jean-Claude Juncker per il Ppe, Ska Keller per i Verdi, Guy Verhofstadt per i Democratici e Liberali e Alexis Tsipras per la Sinistra Europea: questa volta, a differenza delle precedenti occasioni, non manca proprio nessuno al confronto che precede l’appuntamento elettorale del 25 maggio.
Le regole sono chiare e le detta la moderatrice del dibattito, l’italiana Monica Maggioni, direttrice di Rainews24. Ogni candidato avrà un minuto di tempo per rispondere alle domande e tre jolly da giocarsi nel caso desideri replicare agli interventi degli altri.
La sala non è al completo. Una gran folla di giornalisti e sostenitori si era accalcati di fronte all’ingresso più di un’ora prima che aprissero i portoni, eppure ci sono diversi posti rimasti vuoti. Le prime file sono quelle riservate a politici, assistenti e sostenitori, mentre la stampa è lasciata nelle retrovie.
Il ritmo è incalzante fin dal primo momento anche se i toni restano pacati per tutti e 90 i minuti del confronto. Shulz, al centro del palco, perfettamente a proprio agio nella sua cravatta rossa e nel ruolo di ‘politico navigato’ non supera mai i tempi. Preparato e sicuro di sé, risponde a Maggioni con una battuta: “Mi chiede se il prossimo presidente della Commissione europea sarà uno di noi? Beh, le garantisco che si trova su questo palco e che lei sta parlando con lui”.
Sempre più istrionico il belga Verhofstadt che, forte degli applausi e consapevole della propria capacità retorica, si rivolge direttamente alla platea e bacchetta i colleghi. Al momento dell’appello finale enumera seccamente gli obiettivi: “Se verrò eletto la prima cosa che faro sarà rimettere a posto l’economia e poi… lavoro, lavoro, lavoro!”.
Un po’ più spento invece l’intervento del lussemburghese Juncker che, per l’occasione, ha scelto di parlare in francese. Certamente più sciolto rispetto al dibattito di Firenze, ha però pagato lo scotto di non avere molta confidenza con le telecamere. Fermo nelle risposte e pacato si è leggermente sbilanciato solo quando Keller lo ha attaccato sulla sua posizione riguardo al trattato di libero scambio con gli Stati Uniti. “La negoziazione con gli Usa è una priorità”, ha risposto lapidario Juncker.
Ska Keller, fresca e determinata in una giacca verde acceso, si era infatti così rivolta al leader dei popolari: “Questa non è l’Ue che desidero, non voglio accordi commerciali di questo tipo con gli Stati Uniti. Oggi a Bruxelles molte persone hanno manifestato pacificamente contro queste misure e qual è stato il risultato? Sono stati arrestati!”.
Per la prima volta si è presentato al confronto anche il candidato della Sinistra Europea Alexis Tsipras che, all’uscita dalla sala, si è così giustificato delle sue precedenti assenze: “Non sono venuto agli altri dibattiti perché ero molto impegnato con le elezioni nazionali in Grecia”. Tsipras, in giacca, camicia bianca e senza cravatta, sceglie di parlare nella sua lingua madre e conferma il proprio ruolo di alternativa alla tipologia di politici che sono stati fino ad ora protagonisti dell’Ue. Molto più duro nei confronti dei tre antagonisti uomini, alla fine della diretta saluta Keller con un abbraccio e un bacio.
Una platea ‘politically correct’ si è sbilanciata in numerosi applausi, ma ha anche azzardato qualche fischio. La Maggioni è stata impeccabile, nonostante che un tecnico sia dovuto più volte salire sul palco per aggiustarle il microfono. A scandire i tempi del dibattito le tre entrate di Conor McNally, il giovane conduttore irlandese che aveva il compito di affiancare Maggioni dando gli aggiornamenti sui tweet dei telespettatori. Con l’hashtag #TellEurope, a una mezzora dall’inizio del confronto, si erano già registrati 701 tweet al minuto e in tutta la giornata almeno 58.000. ‘Tecnologia’, ‘lavoro per i giovani’ e ‘austerità’ le parole chiave più usate.
Alle 22.30 in punto è calato il sipario sul dibattito, ma è fuori dall’Aula del Parlamento, a diretta finita, che è iniziata la fase due della serata, quella dell’assalto dei giornalisti ai candidati. Se Juncker e Verhofstadt si sono defilati quasi subito, Schulz e Tsipras si sono concessi volentieri alle domande dei media provenienti da tutta Europa. E tra un ‘selfie’ e qualche domanda indiscreta, la più supportata all’uscita dalla sala è stata Keller, seguita da uno stuolo di giovani Verdi con cartelli e striscioni di incoraggiamento.