I nomi sono sul tavolo, e ci sono quasi tutti, all’appello mancano solo Belgio e Bulgaria, il primo che non riesce a formare un governo, e il secondo che lo ha appena visto collassare. Ma per il resto tutti gli altri Stati membri, a dispetto delle previsioni contrarie, hanno rispettato il termine del 31 luglio per presentare i propri candidati alla Commissione europea. Ora a Juncker spetta il difficile compito di provare ad accontentare tutti, ma non sarà facile visto che secondo il Trattato di Lisbona il Presidente deve basarsi “sulle proposte presentate dagli Stati membri”, ma diversi portafogli sono ambiti da più parti.
Sono le “prime indicazioni dei commissari suggeriti” dagli Stati, sottolinea la portavoce del Presidente eletto, Natasha Bertaud, facendo capire che qualcuno di questi nomi potrebbe cambiare. Alcuni Paesi hanno presentato più di un candidato, per facilitare il lavoro di Juncker che ora, ha continuato la portavoce, “potrà iniziare le sue riflessioni sulle diverse opzioni disponibili”, con l’obiettivo di creare un esecutivo formato da “personalità di alto profilo e molto competenti capaci di implementare velocemente e in maniera efficace le priorità politiche che Juncker ha presentato al Parlamento e agli Stati membri”.
Per “finalizzare le sue decisioni e renderle pubbliche” però il Presidente eletto dovrà aspettare la decisione del Consiglio europeo del 30 agosto da cui dovrebbero uscire i nomi del successore di Van Rompuy e di Cahterine Ashton. E proprio per il posto di Alto rappresentante ci sarà la prima battaglia con l’Italia e la Polonia che hanno esplicitamente richiesto quel posto per i rispettivi ministri degli Esteri: Federica Mogherini e Radoslaw Sikorski. Di questo braccio di ferro potrebbe avvantaggiarsi la Bulgaria che, seppur nel mezzo di una crisi di governo, potrebbe aspirare a quel posto con Kristalina Georgieva che, in quanto commissaria uscente alla Cooperazione internazionale, Aiuti umanitari e Risposta alla crisi, può vantare quella competenza e capacità richieste da Juncker.
Ma sono altri i grattacapi che attendono il lussemburghese e riguardano tutti i portafogli legati all’economia: Affari Economici e Monetari, Mercato Interno, Concorrenza, Energia e Commercio. Posti chiave per gestire l’uscita dalla crisi e a cui aspirano più Paesi dei i quali, stranamente, l’Italia non sembra fare parte.
Resta infine il problema delle donne che con Mogherini sono soltanto 3, che potrebbero diventare 4 se si aggiungerà anche una delle due candidate donne slovene. Almeno stando ai nomi che sono stati resi pubblici. “Juncker sta lavorando per aumentare questo numero”, ha assicurato la sua portavoce. Anche perché con solo 4 donne sa benissimo che non avrà mai il necessario via libera del Parlamento europeo.
Ecco la lista dei nomi resi pubblici:
Austria – Johannes Hahn (Ppe)
Gran Bretagna – Jonathan Hill (Ecr)
Belgio – In sospeso
Bulgaria – In sospeso (forse Kristalina Georgieva)
Cipro – Christos Stylianides (Ppe)
Croazia – Neven Mimica (Pse)
Repubblica Ceca – Vera Jourova (Alde)
Danimarca – Non reso noto
Estonia – Andrus Ansip (Alde)
Finlandia – Jyrki Katainen (Ppe)
Francia – Pierre Moscovici (Pse)
Germania – Guenther Oettinger (Ppe)
Grecia – Dimitris Avramopoulos (Ppe)
Ungheria – Tibor Navracsics (Ppe)
Italia – Federica Mogherini (Pse)
Irlanda – Phil Hogan (Ppe)
Lettonia – Valdis Dombrovskis (Ppe)
Lituania – Vytenis Povilas Andriukaitis (Pse)
Lussemburgo – Jean-Claud Juncker (Ppe)
Malta – Karmenu Vella (Pse)
Olanda – Non reso pubblico
Polonia – Radek Sikorski (Ppe)
Portogallo – Carlos Moedas (Ppe)
Romania – Dacian Ciolos (Ppe)
Slovacchia – Maros Sefcovic (Pse)
Slovenia – Alenka Bratusek, Tanja Fajon e Karl Erjavec
Spagna – Miguel Arias Canete (Ppe)
Svezia – Cecilia Malmstrom (Alde)