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Home » Cronaca » Aumentano gli stipendi degli insegnanti in 16 paesi europei, ma non in Italia

Aumentano gli stipendi degli insegnanti in 16 paesi europei, ma non in Italia

Il commissario Vassiliou: “Aumentare i salari significa poter attrarre i candidati migliori alla professione di docente”. Potere di acquisto degli insegnanti in generale calo, quello italiano tra il 5 e 10%

Giuseppe Vargas</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@giuvar11" target="_blank">@giuvar11</a> di Giuseppe Vargas @giuvar11
3 Ottobre 2014
in Cronaca

I salari degli insegnanti stanno gradualmente aumentando in 16 paesi europei. Anche se lievemente, Stati come Belgio, Danimarca, Germania, Francia e Ungheria riportano un incremento dello stipendio per gli insegnanti e i dirigenti scolastici.  Non è cosi per l’Italia, che vede sostanzialmente invariati gli stipendi rispetto all’anno scorso.

A dirlo è “Eurydice” la Relazione annuale sugli stipendi e sulle indennità degli insegnanti e dei dirigenti scolastici in Europa, diffusa stamane dalla Commissione europea.  L’inchiesta riguarda coloro che lavorano nell’istruzione pre-primaria, primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore.

Moderatamente soddisfatta Androulla Vassiliou, commissario europeo per l’Istruzione e la cultura, che commentano i risultati del report ha insistito sull’importanza di promuovere  “l’attrattiva della professione di insegnante”, passando anche per salari più appetibili: “E’ fondamentale”, ha dichiarato, “per costituire un corpo insegnante valido e dotato delle competenze necessarie nel XXI secolo”.

Quello di Vassiliou è un messaggio per gli Stati membri, poiché più peso daranno alle retribuzioni più la professione di insegnate “attrarrà i candidati migliori con benefici sulla qualità dell’insegnamento e le competenze trasmesse ai nostri giovani”.

Gli stipendi base degli insegnanti all’inizio della carriera nell’istruzione primaria e secondaria inferiore sono la di sotto del PIL nazionale pro capite in circa tre quarti dei paesi oggetto dell’inchiesta, Italia compresa.

L’aumento del salario, rileva la Commissione, è spesso legato all’anzianità di servizio con una frequenza che varia da un paese all’altro.  In alcuni casi l’entità degli scatti è relativamente modesta ma il livello massimo della scala retributiva si raggiunge piuttosto rapidamente, come Scozia e Finlandia, mentre in altri, tipo Portogallo e Grecia, è possibile ottenere aumenti più consistenti soltanto alla fine di una lunga carriera.

Secondo Bruxelles la vera chiave di volta è legare l’aumento dello stipendio soprattutto a qualifiche supplementari, alle prestazioni o al servizio svolto con bambini aventi particolari necessità.  Tali incentivi possono, anche in questo caso, contribuire a rendere più attraente la professione mettendo l’avanzamento di carriera in correlazione con l’acquisizione di nuove competenze e con il miglioramento dei metodi di insegnamento. Incoraggiando così l’intero mondo docenti,  in particolare i neo assunti e coloro quelli che abbracciano l’insegnamento dopo aver esercitato un’altra professione.

Il report della Commissione tratta anche del potere d’acquisto degli insegnanti e dirigenti scolastici, che nel 2014 è inferiore al livello del 2009 in circa la metà dei 33 paesi europei esaminati. Chiaramente per i Paesi che non hanno registrato un aumento di salario, la riduzione del potere di acquisto è più marcata: l’Italia registra una diminuzione “tra il 5 e il 10%” per gli insegnati della scuola primaria e secondaria inferiore, più modesta invece la diminuzione per gli insegnanti delle superiori.

La relazione Eurydice è  stata pubblicata in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti, che si svolge il 5 ottobre, e contiene una panoramica comparativa degli stipendi degli insegnanti e dei dirigenti scolastici nell’istruzione pre-primaria, primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore. Tenendo conto di 33 paesi del continente europeo.

Tags: aumentocommissione europeacomparazioneeuropaInsegnantiitaliaretribuzionistipendi

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