“L’Europa deve riuscire a giocare alla pari con i suoi concorrenti globali”. Di conseguenza, bisogna vincolare tutti i più grandi paesi emettitori di gas serra, quali Stati Uniti e Cina, alla firma di un accordo internazionale vincolante entro il 2015. Lo sostiene il vice presidente di Eurochambres Andrzej Arendarki, spiegando che per riuscire a perseguire gli obiettivi definiti all’interno del quadro strategico per le politiche energetiche e climatiche 2030, in un contesto internazionale in cui “il 90% delle emissioni di gas serra sono prodotte all’estero”, persistere in azioni unilaterali non farebbe altro che “danneggiare chiaramente sia l’intera economia europea che il clima”.
Al contempo, Arendarki durante una conferenza promossa dalla Camere di commercio europee in vista del Cosniglio europeo di fine ottobre che sarà dedicato all’energia, ha messo in evidenza come la competitività europea dipenda anche “dal modo più efficiente in cui riuscire a sostenere l’espansione delle fonti rinnovabili di energia”. Tuttavia, secondo un rapporto pubblicato dalla Commissione all’inizio dell’anno infatti, le tasse e le imposte totali sull’energia sono aumentate drasticamente. Ciò ha rappresentato un problema per diversi paesi europei, come Germania ed Italia, dove i sussidi per le energie rinnovabili costituiscono una componente importante del prezzo dell’energia. Di conseguenza, secondo Arendarki l’Unione Europea deve concentrarsi sul rapido “completamento del mercato energetico interno”. A rafforzare questa posizione vi è uno studio promosso dal Parlamento Europeo, secondo il quale “la realizzazione di un mercato energetico europeo pienamente integrato consentirebbe un risparmio di 50 miliardi di euro”.
Inoltre, sebbene la commissione si sia occupata dell’efficienza energetica come strumento per ridurre i costi dell’energia, Arendarki ha evidenziato come “piccole e medie imprese hanno bisogno di un sostegno per liberare il proprio potenziale di efficienza energetica”. Di conseguenza, sebbene l’efficienza possa ridurre i costi dell’energia, “non può pienamente compensare gli svantaggi competitivi che i settori ad alta intensità energetica devono affrontare su scala globale”. In altre parole, “diverse imprese che sono già molto efficienti continuano ad avere delle difficoltà per competere a livello internazionale”.
In conclusione, secondo il rappresentante di Eurocamere i nuovi obiettivi energetici e climatici dovrebbero essere realistici, ovvero “in linea con le tecnologie disponibili in modo da riuscire ad implementarli in modo efficiente”. Per questo motivo Arendarki ritiene che a causa delle differenze significative sia nel mix di energie che nel prodotto interno lordo per capita degli stati membri: “i meccanismi di implementazione dovrebbero essere sufficientemente flessibili da poter essere adattati alle condizioni specifiche di ciascun paese”. In caso contrario, si potrebbero manifestare effetti negativi come precarietà energetica su larga scala per alcuni stati membri.