Con i casi sospetti che spuntano un po’ ovunque e la paura che cresce anche in Europa, i Paesi cominciano a correre in ordine sparso alla ricerca di una risposta. Ma l’azione migliore al diffondersi del virus Ebola può essere soltanto coordinata: l’Unione europea, e in particolare la presidenza italiana di turno, ne sono convinte e per questo si è deciso di convocare, per questo giovedì 16 ottobre, una “riunione di alto livello” sull’emergenza. Obiettivo soprattutto stabilire se sia il caso di introdurre nuovi controlli comuni negli aeroporto per i passeggeri in arrivo da Paesi extra Ue.
La Gran Bretagna, seguendo l’esempio degli Stati Uniti, ha già deciso di muoversi in questa direzione e ha annunciato controlli per verificare eventuali sintomi del virus nei passeggeri in arrivo dall’Africa occidentale. Chi si trovi su un volo proveniente dai Paesi più colpiti (Liberia, Sierra Leone e Guinea) dovrà affrontare un questionario sulla recente storia di viaggio (contatti, spostamenti, mezzi). Inoltre uno staff medico sarà impiegato per controllare la temperatura corporea di alcuni pazienti e controllare se abbiano la febbre, uno dei primi sintomi della malattia. Anche i passeggeri in arrivo nel Regno Unito via treno saranno controllati.
I britannici non sono gli unici a cui sembra arrivato il momento di aumentare i controlli: “La Gran Bretagna ha annunciato di volere più controlli, altri successivamente hanno manifestato intenzioni simili e, anche se la decisione spetta alla sovranità degli Stati membri, pensiamo comunque che sia meglio coordinarsi”, ha spiegato Frederic Vincent, uno dei portavoce della Commissione europea a proposito della riunione. A convocarla è stata una lettera del ministro italiano della Salute, Beatrice Lorenzin e dal commissario europeo competente, Tonio Borg, inviata a tutti i ministeri della sanità europei.
Intanto le istituzioni europee starebbero considerando anche l’impiego di militari in Africa tra le possibili risposte alla diffusione del virus di Ebola. Secondo quanto filtrato a Bruxelles, il servizio diplomatico Ue avrebbe inviato agli ambasciatori dei Paesi membri una nota non ufficiale nella quale si ipotizza un coordinamento per l’evacuazione dei pazienti europei dall’Africa e operazioni militari per ristabilire la sicurezza nella zona del focolaio.