Lunedì eunews ha anticipato un documento (con tanto di link al testo), che ha avuto un certo successo ed è stato poi ripreso da La Stampa, la Repubblica e altre testate ed ha avuto un certo risalto in Italia, ancora oggi i quotidiani ne parlano, ma secondo noi è sfuggita la ragione principoale dell’importanza di quello studio.
Ovvero, in quel testo si analizza la situazione macroeconomica italiana, a prescindere dagli interventi contingenti, in quanto osservata speciale a causa di un debito molto elevato. Però questo lo si sapeva già, le preoccupazioni di Bruxelles sono state espresse tante volte, esistono, certo, sono urgenti, ma stranote. SI dice anche ,in quelle carte, che la spending review probabilmente non darà i risultati sperati, e anche questo è noto finanche in Italia.
La cosa più importante in quelle pagine è invece, come ci è stato fatto notare da osservatori attenti, il fatto che Bruxelles esprime un esplicito endorsement per il governo Renzi. Lo fa naturalmente non per una preferenza politica o per una simpatia verso il giovane leader (che anzi non sembra esserci) ma perché si osserva che “a livello di governo c’è un impulso alle riforme, ma i progressi non sono uniformi. Alcuni pacchetti di riforme ambiziosi che potrebbero rappresentare un cambiamento radicale attendono ancora la piena adozione – sottolinea il documento – e i risultati così rimangono incerti”. Sembra un messaggio diretto al Parlamento italiano perché proceda speditamente su questa linea, senza neanche scendere troppo nel dettaglio dei contenuti dei documenti, muoversi è sempre meglio che star fermi, anche perché ora, in questa situazione di crisi economica e occupazionale, star fermi vuol dire muoversi all’indietro.
Insistono gli uomini della Direzione per gli Affari economici che “i progressi nei prossimi mesi saranno cruciali per valutare il successo dell’Italia nel realizzare misure che sistemino i suoi squilibri”. Non è un generico appello, ci sono dei conti e delle analisi fatte sotto a questa affermazione, perché, si dice, che “gli effetti benefici delle riforme strutturali saranno allontanati nel tempo e avranno effetti ridotti se i numerosi colli di bottiglia istituzionali, le barriere alle implementazioni delle riforme e la scarsa capacità di attuazione non verranno considerate come questioni prioritarie”. Dunque una spinta forte a fare le riforme ma anche a riformare la struttura dello Stato, a rimuove i “colli di bottiglia” di quella burocrazia sulla quale, per iniziativa di Renzi, c’è stato uno scambio di accuse con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
Il documento di Bruxelles più che al governo questa volta parla ai legislatori, agli amministratori pubblici ed ai funzionari pubblici italiani, e l’appello a serrare le fila e procedere è di fatto un ennesimo disperato appello perché lo sforzo riformatore messo in campo dal governo non venga vanificato. E tocca a Renzi farcela.