Continuano a crescere le misure restrittive al libero commercio adottate dai partner commerciali dell’Unione Europea. Questa la conclusione principale della relazione annuale svolta dalla Commissione europea sul protezionismo. Nei 13 mesi coperti dallo studio, i membri del G20 ed altri partner commerciali chiave dell’Ue hanno adottato in totale 170 nuove misure lesive al libero commercio. I paesi che hanno adottato la maggioranza di questi provvedimenti sono stati Cina, Russia, India e Indonesia. Pechino ha introdotto il numero più elevato di tassazioni interne discriminatorie, norme tecniche o richieste di localizzazione per proteggere il proprio mercato dalla competizione straniera. Per quanto riguarda Mosca, il paese del Cremlino non solo detiene il primato di misure singole volte ad influenzare le importazioni, ma ha anche adottato una serie di provvedimenti per limitare le esportazioni. Tuttavia, ogni paese dipende l’uno dalle risorse dell’altro e questo trend rischia di avere conseguenze negative per i mercati delle materie prime e per le catene di valore. Inoltre, il rapporto ha rilevato come investitori e fornitori di servizi continuino ad essere colpiti da limitazioni nell’accesso ai mercati stranieri. Questa è la tendenza osservata negli Stati Uniti, dove si cerca di limitare la partecipazione delle imprese straniere alle gare pubbliche.
“Sono spiacente di constatare che molti paesi continuano a considerare il protezionismo uno strumento valido di politica economica”, ha commentato i risultati Cecilia Malmström, commissaria Ue al commercio. “Ciò va chiaramente contro l’impegno preso dai G20 di astenersi dall’attuare restrizioni al commercio e di eliminare le barriere presenti”, ha evidenziato la commissaria. Secondo l’analisi sono state eliminate infatti solo 12 barriere commerciali. Ciò significa che centinaia di misure protezioniste sono state adottate dall’inizio della crisi economica e continuano tuttora ad ostacolare il commercio internazionale. “Il protezionismo danneggia le catene di valore a livello globale; l’apertura commerciale è ciò di cui abbiamo bisogno se vogliamo continuare sulla strada della ripresa, specialmente in tempi di instabilità economica e politica globali”, ha evidenziato la commissaria. L’aumento di misure restrittive è avvenuto nonostante l’impegno preso dai G20 a Brisbane il 15 e il 16 novembre per far progredire il libero scambio e lottare contro il protezionismo. Di conseguenza, “ora i membri del G20 hanno bisogno di dar prova concreta del loro impegno collettivo all’apertura del commercio”, ha concluso Malmström.
L’undicesimo Rapporto Ue sulle misure protezionistiche potenzialmente restrittive degli scambi si focalizza sul periodo compreso tra il 1 giugno 2013 e il 30 giugno 2014, ed include i 31 principali partner commerciali dell’Ue: Algeria, Argentina, Australia, Bielorussia, Brasile, Canada, Cina, Ecuador, Egitto, India, Indonesia, Giappone, Kazakhstan, Malesia, Messico, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Filippine, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud, Svizzera, Taiwan, Tailandia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Stati Uniti e Vietnam.