Strade dissestate, sistemi ferroviari sovraccarichi, ponti invecchiati stanno pregiudicando le prospettive future di crescita di Berlino, e comportano costi aggiuntivi significativi sia per le imprese che per i residenti, ma anziché dare priorità agli investimenti nelle infrastrutture, il governo Merkel preferisce mantenere i conti pubblici in regola. Questa la conclusione dell’analisi condotta dal German Marshall Found (Gmf) sulla base dei dati forniti dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Nonostante i benefici economici di lungo periodo derivanti sia dagli investimenti pubblici sia da oneri finanziari che, storicamente, non sono mai stati così bassi, la Germania, assieme agli Stati Uniti, sarebbe in ritardo nel compiere investimenti in questo settore. Il risultato è che negli ultimi 30 anni il protrarsi di investimenti insufficienti ha portato alla “progressiva erosione di quelle che un tempo erano state infrastrutture formidabili”. A consolidare la posizione del think tank americano vi è l’analisi del Fmi, che ha rilevato come la spesa nelle infrastrutture dei due Paesi sia scesa a minimi record, passando dal costituire “oltre il 3% del Pil dei primi anni ‘70 a meno del 2%” attuali.
Secondo il Gmf, nonostante “crescenti opposizioni”, i leader politici di entrambi i Paesi si sono “rassegnati a ridurre gli investimenti in infrastrutture e a posticipare costi di manutenzione crescenti”. In particolare, in Germania tale decisione sarebbe stata presa dalla Cancelliera Angela Merkel allo scopo di “favorire il pareggio del bilancio nazionale”. In un futuro la situazione potrebbe cambiare. A seguito delle pressioni esercitate dagli stati tedeschi e dalla comunità imprenditoriale, che a fronte del rallentamento dell’economia del Paese avevano richiesto al governo di accelerare gli investimenti, la Cancelliera ha lasciato intende che questi “potrebbero essere all’orizzonte”.
Tuttavia, per riuscire a risolvere la situazione nel settore delle infrastrutture, il Gmf è convinto ci voglia “qualcosa in più dei semplici soldi”, ovvero flessibilità e una leadership di ampie vedute. Con una crisi economica che sembra non voler ancora abbandonare il vecchio continente, Gmf ritiene sia fondamentale per i governi riuscire a “decidere dove e come attuare investimenti a beneficio della collettività”. Rientrano in questa categoria, i progetti infrastrutturali su piccola scala, a livello di quartiere, migliori rispetto a quelli di grandi dimensioni, “vulnerabili a ritardi e a sovraccosti”. Non solo. Se la leadership tedesca vuole intervenire efficacemente deve agire pensando a come soddisfare le esigenze della società del futuro, e affrontare le “sfide ambientali e demografiche che si avvicinano”. Così facendo l’investimento nelle infrastrutture “si tradurrà in un investimento nell’efficienza energetica, nei sistemi di energia rinnovabile, scuole meno affollate, sistemi di trasporto che vengono in contro ai bisogni di una popolazione sempre più vecchia, parchi prestigiosi, e accesso a internet ad alta velocità”.
È questa visione, sulla prosperità generata dalle infrastrutture, che “forse motiverà i politici riluttanti a prendere le decisioni finanziarie che servono”, ha concluso l’istituto americano.