La questione dell’obesità infantile ha avuto un (triste) momento di ribalta nella serata inaugurale del Festival di Sanremo, durante il quale il comico Alessandro Siani ha sbeffeggiato, spalleggiato dalle risate del conduttore Carlo Conti, un bambino in sovrappeso (pur scusandosi, dopo, in privato, in camerino). La questione è invece un vero dramma sociale e personale, con situazioni psicologiche molto delicate, contro il quale la Commissione europea è impegnata da anni.
Per comprendere la portata del problema dell’obesità nel nostro continente basta guardare le cifre. Oggi l’obesità infantile, ammonisce la Commissione europea, “dilaga in Europa. Un quarto dei bambini in età scolare sono sovrappeso oppure obesi. Questa cifra dovrebbe aumentare ogni anno di oltre un milione, fra i quali più di 300.000 saranno obesi”.
Per i bambini obesi aumentano i rischi di varie malattie, fra cui il diabete, i disturbi cardio-circolatori e il cancro. L’obesità può anche incidere sul rendimento a scuola, indebolire l’autostima e causare stress psicologico. Stefano Pozzoli, psicologo clinico e psicoterapeuta, spiegava in un’intervista concessa a repubblica.it che il bimbo obeso “è un bambino fragile nonostante la sua mole imponente, che non è stato in grado di costruire un’identità autonoma e separata. In questo senso è un bambino e un futuro adulto bisognoso e incapace di reggere agli urti della vita, facilmente feribile da tutto, dalle separazione e dai no, che lo esporranno ad angosce di abbandono dolorose anche se spesso mascherate da una impressione di pseudo-normalità” Secondo Pozzoli, “Non si tratta infatti di un bambino francamente disturbato o sofferente, ma piuttosto di una condizione di pseudo-normalità che illude che tutto vada bene”.
I bambini di oggi saranno gli adulti di domani: se i livelli di obesità non diminuiscono, diventeranno un grave problema sociale ed economico per la società perché aumenteranno le spese sanitarie e i giorni di assenza dal lavoro per malattia. Il professor Jean–Michel Borys, incaricato del progetto delle rete europea EPODE finanziato dai programmi dell’UE per la salute, spiega che “importante occuparsi subito dei bambini prima che la tendenza dilaghi. Bisogna iniziare dalle comunità locali per contrastare l’obesità infantile e garantire il successo della rete europea EPODE (‘Insieme per prevenire l’obesità dei bambini’)”.
ll progetto, spiega la Commissione europea, ha posto in evidenza la necessità di superare il divario fra consapevolezza del problema e adozione di un nuovo stile di vita. Negli ultimi dieci anni diversi studi hanno dimostrato che è possibile prevenire l’obesità fra i bambini grazie a interventi locali destinati a modificare le abitudini alimentari e favorire l’attività fisica.
L’obesità tende a essere più diffusa nelle famiglie a basso reddito e con uno scarso livello d’istruzione. Come primo passo occorre quindi far capire ai genitori che un’alimentazione sana e corretta e uno stile di vita più attivo offrono numerosi vantaggi. In secondo luogo, il progetto ha funzionato perché vi partecipano scuole, asili, associazioni sportive locali, comitati di genitori, strutture di ristorazione, professionisti della salute, politici e soggetti pubblici e privati a livello locale, dagli urbanisti, che creano più spazi verdi e aree all’aperto per fare attività fisica, ai negozi, che vendono prodotti più sani.
Nel 1996 il primo progetto pilota EPODE ha avuto un grande successo in due città nel nord della Francia, dove i livelli di obesità sono calati del 50%. Il progetto puntava essenzialmente sulla partecipazione di tutti alla lotta contro l’obesità. Visto il successo di questa prima esperienza, è stata creata la rete europea EPODE per realizzare progetti nelle comunità, che hanno dato risultati positivi in 226 città in Francia, 98 in Spagna, 14 in Grecia e 7 in Belgio. I Paesi Bassi e la Romania hanno aderito di recente all’iniziativa con programmi nazionali.
Il progetto EPODE ha dimostrato che intervenire per tempo aiuta a invertire le tendenze che incidono sull’obesità. Questo progetto fornisce alle famiglie le informazioni necessarie per vivere in modo più sano e agevola queste scelte con la partecipazione delle comunità locali; in questo modo aiuta a seguire uno stile di vita più sano e più attivo con un’alimentazione meno grassa e frena la diffusione dell’obesità.