Disoccupazione ed economia restano le prime preoccupazioni degli italiani quando pensano all’Europa, anche se un po’ meno che in passato. E’ il risultato dell’Eurobarometro, il sondaggio commissionato dalla Commissione, secondo cui la crisi continua a spaventare e la maggioranza degli intervistati si aspetta che il peggio debba ancora venire, soprattutto per quanto riguarda il lavoro.
CRISI – Riguardo alla crisi il 63% degli italiani ritiene l’Ue responsabile delle politiche di austerità in Europa, tuttavia secondo il sondaggio il 56% è convinto che le sanzioni ai governi che spendono troppo o creano un debito eccessivo rappresentino misure efficaci. In generale gli italiani sono meno ottimisti rispetto al resto degli europei, e per l’88% sperano che attraverso delle buone riforme il Paese possa rimettersi in carreggiata.
INDUSTRIA – L’industria è ancora considerata una delle colonne portanti per l’economia, difatti il 78% degli italiani ritiene bisognerebbe renderla più competitiva, promuovendo imprenditorialità e nuove competenze, in linea dunque con le prospettive Ue di portare questo settore a pesare per almeno il 20% sul Pil europeo entro il 2020.
TTIP – Sempre più numerosi (sono passati dal 62% al 67%) coloro che ritengono che la politica estera dell’Unione serva a far fronte alle minacce globali. Riguardo invece alle negoziazioni in corso con gli Stati Uniti in vista di un eventuale accordo commerciale e sugli investimenti tra Ue e Usa (il Ttip), l’opinione italiana, secondo l’Eurobarometro, è allineata a quella del resto d’Europa (58% dei favorevoli), all’interno della quale sembra che sia solo il blocco germanofono (Germania, Austria e Lussemburgo) a porre le maggiori resistenze.
ALLARGAMENTO – Per quanto riguarda l’allargamento dell’Ue, pare che in Italia il 52% del campione analizzato sia contrario, nel futuro prossimo, a nuove adesioni. In materia di immigrazione invece italiani ed europei in generale sono convinti che sia sempre più indispensabile che se ne occupino non solo gli Stati nazionali, ma l’Europa intera; e infatti rispettivamente il 73% e il 71% invoca una politica comune Ue che regoli i flussi migratori. La preoccupazione a riguardo appare più di carattere difensivo, rispetto a manovre che possano tendere invece a favorire una qualche forma di integrazione, mentre il consenso appare quasi plebiscitario (82% degli europei, 91% degli italiani) quando si tratta di contrasto all’immigrazione clandestina.
EURO – Gli italiani favorevoli alla moneta unica secondo il sondaggio rimarrebbero invariati (54%), ma per il 68% sarebbero comunque convinti che essa non contribuisca a tenere i prezzi bassi, e anzi l’Ue secondo il 64% sarebbe troppo burocratica, e quindi costosa.
PARTECIPAZIONE – Il 69% non si sente rappresentato dall’Unione, lamentando l’impossibilità di far sentire la propria voce, in calo comunque rispetto al 73% di giugno. È da sottolineare il fatto che gli italiani per il 64% ritengono che questa crisi di rappresentanza esista anche all’interno del loro stesso Paese. Per una notevolissima percentuale (78%) l’Italia nel suo insieme non è tenuta in sufficiente considerazione a livello europeo, e per più della metà (52%) la democrazia stessa nell’Ue non funziona in maniera soddisfacente; ma anche qui è da mettere in evidenza come per ben il 68% il livello di democrazia sia insufficiente anche in Italia.
APPARTENENZA – Un italiano su due (51%) non si sente cittadino europeo. Per aumentare il senso di appartenenza all’Europa, italiani ed europei concordano sul fatto che bisognerebbe uniformare i sistemi pensionistici, sanitari ed educativi nazionali; inoltre risulterebbe apprezzata la possibilità di eleggere direttamente un presidente dell’Ue. Le percentuali sono poco nette quando si parla della giusta formula per affrontare il futuro: il 47% ritiene che sia meglio se l’Italia rimanesse nell’Unione, ma un buon 35% pensa d’altra parte che da sola sarebbe in grado invece di fare meglio; si tratta dunque di una maggioranza esclusivamente relativa.
SCETTICISMO – Una certa diffidenza verso l’Ue è avvertita dal 54% del campione italiano, inoltre scetticismo si avverte anche verso le singole istituzioni: il 50% non si fida della Bce; il 44% della Commissione e del Parlamento (e in tutti i casi i pareri positivi risultano inferiori). La mancanza di fiducia è dovuta anche al fatto che gli italiani conoscono poco di quello che avviene all’interno delle istituzioni europee (il 56% dice di non conoscerne il funzionamento), infatti per il 72% lamentano una mancanza di informazione. La sfiducia comprende tuttavia anche le istituzioni politiche nazionali: il 75% dice di non fidarsi né del Governo né del Parlamento; il 70% esprime lo stesso giudizio riguardo le autorità pubbliche regionali o locali; l’85% diffida dei partiti; e inoltre è in aumento (dal 52% al 60%) anche la sfiducia nei confronti del sistema giudiziario.
SINDACATI – Nemmeno i sindacati godono di grande favore, con il 51% degli intervistati che nutre verso di essi un sentimento negativo; e come loro anche gli organi di informazione, tra i quali radio, carta stampata e televisione godono rispettivamente solo del 54%, 50% e 49% di valutazioni positive. Solamente esercito e polizia sembrano salvarsi dalla critica, con il 66% e il 65% di giudizi favorevoli.