“Geometria variabile”. Il nuovo approccio dell’Ue verso i Paesi terzi vicini potrebbe risolversi tutto in questa espressione, che può davvero cambiare il modo di negoziare la cooperazione internazionale. La Commissione lavora alla revisione della politica di vicinato, rivista l’ultima volta nel 2011, avviando una consultazione pubblica che da qui a giugno dovrà fornire il contributo per il cambio di rotta. La prima delle quattro priorità individuate dalla Commissione europea è “la sfida della differenziazione”. L’Europa, chiede e si chiede l’esecutivo comunitario, dovrebbe “esplorare gradualmente nuovi formati di relazioni” per quanti non considerano gli accordi di associazione “l’atto finale” dell’integrazione? La Commissione apre in sostanza all’idea di nuove forme di collaborazione, in nome di una “flessibilità” – termine usato dal commissario per la Politica di vicinato, Johannes Hahn – divenuta ormai parola d’ordine per l’Ue a guida Juncker, e vista come uno dei pilastri della politica di vicinato che verrà.
“Dobbiamo essere flessibili nelle risposte alla sfide che siamo chiamati a fronteggiare”, spiega Hahn. Nelle idee di Bruxelles la nuova politica di vicinato deve essere più vicina alla mutata realtà: l’instabilità dei Paesi limitrofi, a sud (Libia, Egitto) come ad est (Siria, Medio Oriente, Ucraina) impone un ripensamento. Per cui la consultazione pubblica sulla proposta di revisione delle politiche di vicinato verterà su quattro priorità: differenziazione, impostazione mirata, flessibilità, titolarità e visibilità. Nello specifico si tratta di esplorare eventuali percorsi negoziali differenziati. Obiettivi mirati devono essere quelli degli interessi economici – da “chiarire” – tra Ue e Paesi partner, cooperazione nella sicurezza, rafforzamento delle connessioni di energia e trasporti, migrazione, impegno per i giovani. La flessibilità si basa sugli incentivi permette di modulare l’assistenza finanziaria in funzione dei progressi compiuti dai singoli paesi verso la democrazia e il rispetto dei diritti umani. Oggi, però, presuppone una riflessione sull’efficienza. “Come può l’Ue impegnarsi più efficacemente per modificare in modo rapido gli sviluppi di Paesi partner in situazioni di conflitto”, una delle domande poste agli interessati, domanda che appare cucita attorno all’Ucraina. Responsabilità, nell’ottica Ue, significa interrogarsi sul come le donazioni economiche possano tradursi in un adattamento agli investimenti.
Il riesame della politica di vicinato “deve prefiggersi questo obiettivo per consentirci di allacciare relazioni politiche solide con i paesi vicini”, evidenzia l’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini. Oggi “dobbiamo far fronte a sfide sempre più serie, che vanno dalle pressioni economiche alla migrazione irregolare e alle minacce per la sicurezza”. Per questo motivo, conclude, “abbiamo bisogno di una politica forte, ma dobbiamo anche capire meglio le aspirazioni, i valori e gli interessi dei nostri partner”.