colonna sonora: Daft Punk – Veridis Quo
E’ incredibilmente semplice, ma così miracoloso che ti domandi se non ci sia davvero qualcuno dietro a tutto questo. Poi ti ricordi che in effetti nove mesi prima avevate fatto all’amore e quindi si, dietro c’è l’amore, in una delle posizioni del kamasutra.
Quando la femmina di essere umano compie il rito dell’”urina sul test”, seguito da una serie ben precisa di vocalizzi, lagrime e risate nervose, si possono verificare due casi: 1) la corsa in farmacia per il pillolone, 2) un triplo carpiato all’indietro (con pericolo di distaccamento della placenta, ma è troppo presto per sapere come funziona) e richiamo gioioso del proprio maschio, di solito intento a ruttare davanti la televisione. In questo secondo caso, da quel momento la femmina diventa una mamma.
Anche per il maschio le reazioni sono due: 1) la corsa in farmacia per “comprare le sigarette” con uscita di corsa in mutande, pantofole e passaporto falso con nuova identità, 2) un triplo carpiato all’indietro e abbraccio gioioso della compagna, in realtà senza capire bene quello che sta succedendo. In questo secondo caso il maschio comunque rimane maschio.
Il papà è uno stadio che si manifesta solo nello stesso istante in cui il frutto dell’amore, o cucciolo di essere umano, o neonato che dir si voglia, mette la sua testolina fuori dalla mamma, in questo mondo infame. Il rapporto padre-figlio è sancito dal primo vagito del secondo, accompagnato da un tuffetto al cuore del primo.
Prima di quel momento passano nove lunghi mesi in cui la mamma di essere umano si deve scontrare con il maschio ancora non evoluto in papà che quindi vuole portarla in discoteca, bere cocktails e parlare di viaggi avventurosi a dorso di cammello in Alaska (questo forse perché i cocktails sono fatti male). Mentre lei vede il proprio corpo che cambia, sente la creatura crescere e muoversi dentro di lei ed instaura i primi incredibili contatti col nascituro, il maschio vede solo le tette della compagna che diventano come quelle delle riviste specializzate che legge di nascosto in bagno, sente con timore un alieno nella sua pancia e osserva attonito un fagiolo in bianco e nero sul monitor del ginecologo (razza che ha sempre guardato con diffidenza, soprattutto se maschio). Ma la sua attenzione si ferma più cha altro sulle tette.
Ovviamente il cervello parte per la tangente. Un ricercatore della Sven Vath University di Francoforte è riuscito con una complicatissima macchina che poi è stata fatta sparire dalla CIA (ma questa è un’altra storia: qui non siamo su Fuori Tema, si rimane focalizzati) a sbobinare il flusso di pensiero di un padre che aveva appena udito per la prima volta il battito del cuoricino del suo fagiolo in bianco e nero tramite eco Doppler. Quello che segue è uno stralcio del delirio, per darci un’idea di quello che può succedere nella testa di un papà in fase larvale:
“mio dio, è velocissimo, sembra un pezzo speedcore, ma perché mio figlio è un fagiolo? starà bene? sarà normale? ma la normalità è soggettiva… sarà maschio o femmina? se è femmina mi amerà alla follia, che ficata… sperando che non venga zoccola… certo però quanta ipocrisia, a me quelle un po’ zoccole mi son sempre piaciute… meglio se si gode la vita, basta che non le facciano del male, li ammazzo tutti… che poi magari è maschio, e allora dovrò diventare un modello integerrimo di uomo perfetto… certo starà sempre appresso alla mamma… ma potremmo parlare di tette e di calcio, anche se non vedo una partita dal 2002, magari mi diventa calciatore e ce sistema a tutti… certo che si muove come se ballasse, magari mi viene ballerino… oddio no, troppo ghei, mica avrò il figlio ricchione… ma poi perché, faccio sempre quello di mente aperta… anzi speriamo che non venga omofobo come il papà… anzi speriamo che sia davvero io il papà… anzi speriamo di superare questi primi tre mesi così lo posso dire a mamma… mamma, pensa come sarà contenta… l’importante è che sia tutto intero e in salute… anche zoccola o ricchione…”
Man mano che si avvicina il giorno del parto, la consapevolezza di quello che sta per accadere aumenta (in percentuali esponenzialmente minori) anche nel maschio, che negli ultimi mesi è stato strappato dalla mamma al suo habitat naturale, il pub con gli amici, e trascinato in luoghi misteriosi come gli “atelier yoga prenatale” o i “corsi preparto”, in cui vengono spiegate complicatissime operazioni da svolgere perché la nascita del cucciolo possa avvenire nel migliore dei modi.
Infine arriva la scoperta che tutto quello che abbiamo visto nei films non è vero. Non c’è nessuna corsa in macchina contro il tempo, non c’è nessun “spinga signora spinga” e un neonato bianco candido un minuto dopo, oltre al bebè esce un sacco di altra roba… il travaglio è un parto… cioè il parto è travagliato… ecco, l’uso metaforico di queste due parole la dice lunga sulla durata e la difficoltà di questa ultima fase. Per la donna, ovviamente.
Il maschio, in questi momenti finali prima della metamorfosi, si sente totalmente inutile, pensa che avrebbe dovuto ascoltare durante i corsi invece di sbirciare le scollature delle altre mamme, vede la sua compagna soffrire per lunghissime ore e si sente un coglione a respirare cadenzato, lui che non sta facendo niente, che non sa perchè non si trovano in discoteca a bere cocktails, che non sa perché adesso la stiano facendo mettere sul lettino e sia arrivato anche quel maledetto ginecologo e le dicano di spingere. E le spinte, le urla, le rassicurazioni, le carezze, il sudore, le lacrime… e vigliaccamente il maschio è contento di essere maschio perché una cosa così non l’avrebbe di certo sopportata. Sta pensando che in serata potrebbe andare al pub con gli amici per raccontare l’esperienza, ma poi succede qualcosa.
Il dottore vede la “piccola testa”, l’ostetrica dice “un ultimo sforzo e avrà il suo bambino”, la mamma tira fuori tutta la potenza atavica della creatura progettata per il mantenimento della specie umana e il cucciolo esce fuori: è viscido, livido e maleodorante. A quel punto il cuore del maschio si arresta il tempo di un battito, e quando riprende è diventato il cuore di un papà, già innamorato di quel figlio che senza che nessuno gli abbia detto niente, sta spingendo la sua bocca verso le tette della mamma. E’ intelligentissimo. O forse è semplicemente la natura che è così perfetta da sembrare miracolosa, da milioni di anni.
E ti ritrovi a dire cose inquietanti tipo “ti mangio i piedini” ad una creaturina che in cambio del tuo amore ti sveglia urlando nella notte e ti fa la cacca sulle mani.
La nascita di un papà è un’esperienza davvero toccante.