Bruxelles – C’è la Garanzia giovani, ma l’Unione europea resta a misura di anziano. L’Ue guarda più attentamente a quella che ormai definisce “economia d’argento”, l’insieme delle attività legate all’invecchiamento della popolazione. Una scelta frutto di realtà oggettivamente problematiche, che rischia di innescare un conflitto tra generazioni se non gestito in modo appropriato o, peggio, se risultati dovessero esserci solo per una delle diverse parti del mosaico sociale. Da una parte c’è un problema anagrafico, che vede l’Ue invecchiare sempre di più. Dall’altra parte c’è un problema economico, con la crisi che brucia posti di lavoro, soprattutto tra i giovani. Il basso tasso di natalità, unito all’aumento delle aspettative di vita medie, produce un invecchiamento dell’Europa per cui il tasso di persone in età da lavoro si dimezzerà nel giro di trentacinque anni. Nel 2013 all’interno del territorio dell’Ue si contavano quattro persone in età da lavoro (15-64) per ogni over sessantacinquenne, un rapporto destinato a diventare 2:1 entro il 2060, con un aumento della spesa pubblica pari all’1,8% del Pil. Ci sono due strade per far fronte al fenomeno: promuovere l’invecchiamento attivo e in buona salute così da aumentare il tasso di occupazione degli anziani (per esempio, di età compresa tra 55-64 anni), e sviluppare opportunità di lavoro e figure professionali per rispondere alle necessità di cura per i più anziani. Un’impostazione che stride con le politiche a sostegno dell’occupazione giovanile, rese necessarie dal morso di una crisi che paga la fascia di lavoratori più debole. Viene dunque da chiedersi quanto l’Ue potrà fare per gli under 25 e inserirli nel mercato del lavoro, quando l’orientamento generale – e non da oggi – è quello di costruire le nuove politiche attorno ai più anziani.
Non si fanno figli o se ne fanno pochi. Un problema che apre incognite per il futuro, e la Commissione europea tale problema se lo sta ponendo da almeno un decennio. Lacomunicazione “Il futuro demografico dell’Europa, trasformare una sfida in un’opportunità” risale al 2006 e già lì sottolinea che l’invecchiamento della popolazione “può anche rappresentare una buona opportunità per migliorare la competitività dell’economia europea”, con le imprese europee chiamate ad “approfittare di condizioni migliori per cogliere le opportunità offerte dai mutamenti demografici in termini di la creazione di nuovi mercati per i beni e servizi che rispondono al esigenze di una clientela di età più avanzata”. Sotto presidenza tedesca il Consiglio ha avallato tale linea l’anno successivo, adottando una risoluzione in cui si chiede a tutti gli Stati membri ad agire per “rispondere alle esigenze di una società che invecchia e di creare idonei condizioni quadro per l’apertura di nuovi mercati nel contesto dell”economia d’argento’”. La sintesi con il Parlamento europeo si raggiunge nel 2011, attraverso la decisione che istituisce l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. Si punta l’accento sulla salvaguardia dei più anziani e si chiede di evitare “discriminazioni”, e si sottolinea l’importanza di “rimuovere le barriere, in particolare per quanto riguarda l’occupabilità”. A conti fatti in Europa c’è il rischio di assistere a uno scontro generazionale: da una parte una fascia di cittadini più anziani su cui c’è un impegno di tutela preso in precedenza, e una fascia più giovane – protetta dalla garanzia giovani – i cui impegni di tutela sono giunti successivamente e in sovrapposizione a quelli già messi nero su bianco.
Un dubbio che può essere alimentato dal documento prodotto dalla Commissione sulla “economia d’argento” lo scorso febbraio. Per la prima volta da quando l’Ue ha iniziato a occuparsi del fenomeno, l’esecutivo comunitario dona una definizione di “economia d’argento”, ritenuta l’insieme delle “opportunità economiche derivanti dalla spesa pubblica e dei consumatori legate all’invecchiamento della popolazione e ai bisogni specifici della popolazione over 50”.
L’Europa, dunque, se da una parte si ritrova tra le mani il problema della disoccupazione giovanile, dall’altro deve fare i conti con la popolazione che invecchia e che non intende sostituire nel mercato del lavoro. Ci sono “opportunità crescente per i più anziani”, e questo induce automaticamente delle domande per le fasce più giovani. Ad opportunità crescenti per gli over 50 corrisponderanno anche nuove opportunità per gli under 25? La garanzia giovani intende dare risposta (positiva) a tale quesito. E’ una delle sfide aperte di questa Europa sempre più sotto pressione.