Bruxelles – L’embargo russo agli alimenti europei compie un anno ed è ora di bilanci per gli agricoltori europei. Ma mentre l’Ue s’interroga su come far fronte al blocco delle importazioni che sta creando non pochi danni economici, il presidente russo Vladimir Putin ha deciso di mostrare i muscoli e ha ordinato di distruggere il cibo europeo e statunitense arrivato sul suolo russo in maniera illegale. Fino ad oggi gli alimenti la cui provenienza era giudicata sospetta o non sufficientemente certificata venivano semplicemente rispediti al mittente.
Solo nella giornata di ieri, le ruspe governative avrebbero distrutto 73 tonnellate di pesche e nettarine arrivate alla frontiera bielorussa con un certificato di provenienza turca considerato falso. Martedì nella città di Samara erano invece state platealmente bruciate in un inceneritore 114 tonnellate di carne suina “made in Europe”, mentre a Belgorod, sul confine ucraino, un rullo compressore ci ha messo un’ora per schiacciare 9 tonnellate di formaggio. Sempre martedì, le autorità della regione di Smolesk avrebbero intercettato un carico di pomodori europei al confine con la Bielorussia. “Il carico verrà distrutto con l’aiuto di macchinari pesanti, trattori e ruspe. Tutto verrà registrato in un video”, ha dichiarato all’agenzia Interfax il direttore dell’ufficio regionale dell’agenzia per le ispezioni, Vladimir Severinov. L’accusa di Mosca soprattutto a Bielorussia e Kazakistan è di far arrivare alimenti europei sotto embargo in Russia spacciandoli per prodotti locali.
La decisione di chiudere le frontiere ad alcuni alimenti europei era stata presa da Putin in risposta alla decisione dell’Ue di sanzionare Mosca per il suo supporto ai separatisti in Ucraina. La Russia ha già prolungato l’embargo fino all’agosto 2016 e la Commissione ha deciso a sua volta di estendere fino alla fine di giugno 2016 le misure di sostegno eccezionali e transitorie per il settore ortofrutticolo, le stesse che erano già state adottate nel 2014. Una soluzione che non piace alla Coldiretti, che le definisce “inadeguate alla soluzione del problema (per importi, misure e quantitativi), con tempistiche assolutamente disastrose”. Secondo Coldiretti, l’embargo è già costato all’Italia circa 240 milioni di euro come mancato export. “Ma le perdite sono nettamente maggiori se si considerano gli effetti indiretti che riguardano altri prodotti ed altri settori – continua l’associazione – i prodotti italiani più colpiti sono stati la frutta fresca, i lattiero caseari e i formaggi, e la carne e ai suoi derivati. Ma a soffrire sono molte specialità alimentari come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano che contano in media perdite dirette per le mancate esportazioni di 15 milioni di euro nell’arco dell’anno”.
Inoltre, denuncia la confederazione dei coltivatori, “l’impossibilità di esportare sul mercato russo ha provocato per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori”, come per il latte, che oggi viene pagato il 20% in meno rispetto al 2014.