Roma – Dopo il Consiglio informale Agricoltura e pesca di martedì prossimo a Lussemburgo “scriverò al Commissario” europeo Phil Hogan “per riproporre il sistema delle etichettature, anche perché su questo fronte la Commissione è sempre troppo timida”. L’annuncio è del ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, che dopo la riunione straordinaria con i suoi colleghi europei ieri a Bruxelles – oggetto di forti contestazioni sfociate in scontri con la polizia – si è recato al Brennero, dove anche oggi Coldiretti continua a manifestare chiedendo all’Europa regole più stringenti sull’indicazione di provenienza dei prodotti agroalimentari.
Martina ha ricordato che appena due settimane fa, insieme con Francia, Spagna e Portogallo, l’Italia ha firmato un documento sul tema dell’etichettatura. Segno che questa “può diventare una battaglia europea e non solo italiana”, ritiene il ministro, aggiungendo di voler “far leva” proprio su quel testo per convincere Hogan a intraprendere un’azione più incisiva, perché “anche l’ultima relazione” presentata su questa materia “francamente è inaccettabile”, ha dichiarato.
Il titolare delle Politiche agricole ha espresso un giudizio positivo sulla decisione presa ieri con i suoi colleghi per un piano straordinario per la zootecnia, con lo stanziamento di 500 milioni di euro “che andranno alla tutela del reddito degli allevatori italiani ed europei”. Tuttavia, ha proseguito, serve “un salto di qualità nelle politiche europee” perché “non ci sarà nessuna azione di politica nazionale che da sola sappia cambiare lo scenario” di crisi che attraversa il settore. E dopo questo sostegno comunitario all’allevamento, l’attenzione dell’Ue, secondo il ministro, deve spostarsi proprio su un sistema di etichettatura che imponga di indicare la provenienza delle materie prime utilizzate per i prodotti agroalimentari.
Per la Coldiretti, che ieri ha presentato un dossier sull’argomento, l’attuale sistema produce affetti devastanti che hanno accentuato quelli già pesanti della crisi economica. Stando al rapporto, circa un terzo dell’intera produzione agroalimentare italiana contiene materie prime straniere. Scendendo nel dettaglio, il presidente dell’associazione, Roberto Moncalvo, ha denunciato che “due prosciutti su tre venduti come italiani” sono in realtà “provenienti da maiali allevati all’estero”, mentre “tre cartoni su quattro di latte a lunga conservazione sono stranieri” e “oltre un terzo della pasta” prodotta in Italia è “ottenuta con grano che non è stato coltivato” nel nostro Paese.