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Home » Politica Estera » Pegida: il lato oscuro della Germania

Pegida: il lato oscuro della Germania

Il movimento contro l’islamizzazione della Germania ha ripreso le manifestazioni del lunedì sera a Dresda e promette di candidarsi alle prossime elezioni

Alessandro Ricci</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Alessandricc" target="_blank">@Alessandricc</a> di Alessandro Ricci @Alessandricc
28 Ottobre 2015
in Politica Estera
Pegida

Manifestanti di Pegida a Dresda

Dresda – Any given monday. È il titolo di un film, dove un bravissimo Al Pacino porta la propria squadra ad una strepitosa vittoria. Qui a Dresda ogni lunedì non è un film, ma la realtà e, se proprio ad un film dovesse assomigliare, senza dubbio la regista sarebbe Leni Riefenstahl. Tutti i lunedì, da un anno a questa parte, migliaia di persone si riuniscono di fronte alla piazza del teatro Semperoper e sfilano ordinatamente lungo le vie della città per manifestare “contro l’islamizzazione della Germania” e l’accoglienza dei profughi. Tutti i lunedì un “allenatore” arringa la propria folla sul pericolo del multiculturalismo.

Lunedì scorso Theatherplatz aveva circa 10.000 spettatori, che inneggiavano a Lutz Bachmann, il fondatore di “Pegida”, il partito dei Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente, al grido di “Wir sind das Volk” (noi siamo il popolo) e “Merkel muss weg” (Merkel vattene) e cartelli e striscioni presenti non incitavano certamente alla tolleranza. Il leitmotiv della manifestazione è stato la lotta alla “Sharia” e “al nemico islamico” che “delinque e sottrae denaro alla popolazione tedesca”. Immensa la presenza di bandiere inneggianti alla Russia di Putin e striscioni della NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands – Partito Nazionaldemocratico Tedesco).

La cosa che più colpisce della giornata di protesta è senza dubbio la composizione demografica eterogenea. Davanti al Semperoper erano presenti famiglie, ragazzi ma soprattutto persone sopra ai 40 anni, quindi nate sotto il regime della DDR. Ma per capire la manifestazione di Dresda bisogna innanzitutto capire cosa sia e da dove venga Pegida.

Pegida (Patriotische Europäer gegen die Islamierung des Abenlands) nasce a Dresda il 26 ottobre 2014, da un’idea di Lutz Bachmann e inizialmente raccoglie un pugno di persone. Pian piano il movimento cresce, raggiungendo numeri impressionanti. La svolta avviene “grazie” all’attentato a Charlie Hebdo e infatti, il sabato successivo, si ritrovano in piazza circa 35.000 persone.

pegida
Lutz Bachmann

I lunedì di protesta continuano fino ad aprile 2015 quando il movimento sembra esaurirsi, tuttavia con la nuova ondata di richiedenti asilo Pegida vive una nuova onda che vede partecipare circa 20.000 persone per l’anniversario della fondazione. Il movimento non è circoscritto a Dresda ma si espande a macchia d’olio in tutta la Germania, affiliando nuove cellule come Legida (Lipsia), Bogida (Bonn), Dugida (Düsseldorf), Fragida (Francoforte).

Le posizioni al suo interno sono piuttosto eterogenee, ma trovano una linea comune nelle dieci tesi di Dresda, che potremmo riassumere nella cancellazione degli accordi di Schengen, il rimpatrio dei clandestini, l’accoglienza dei profughi di sola religione cristiana e maggiori strumenti di democrazia diretta, come un referendum sull’accoglienza dei migranti. Le tesi di Dresda, che forse vogliono richiamare Lutero, sono il frutto di un forte sentimento identitario che si lega indissolubilmente alla religione.

L’aria che si respira durante le dimostrazioni è di totale intolleranza: i partecipanti sono piuttosto schivi e risulta quasi impossibile intervistare non solo un membro del direttivo ma addirittura un partecipante. Del resto il rapporto con i media non è particolarmente collaborativo, grazie anche alle dichiarazioni del fondatore che ha etichettato i giornali come “Lügenpresse” (Stampa bugiarda) appellativo usato durante la Seconda Guerra Mondiale dalla propaganda nazista.

La dimostrazione di lunedì, tra l’altro, si è svolta nel giorno in cui la Germania ha versato 5 milioni di Euro alla Grecia per la gestione dei profughi. Questa tipologia di politica portata avanti dal governo Merkel è profondamente osteggiata da Pegida, che si oppone anche alle politiche di Bruxelles. La graduale cessione di sovranità, infatti, non è vista di buon occhio dai manifestanti che sembrano professare ancora il mito della grande Germania e del grande popolo tedesco. Non ultime le critiche ad Obama, responsabile, secondo gli organizzatori, della crisi Ucraina, e la vicinanza a Putin, visto come possibile futuro alleato della Germania.

Il movimento si inserisce in un clima abbastanza teso in Germania: solo due settimane fa la candidata appoggiata dalla CDU al comune di Colonia è stata accoltellata da un folle razzista, a causa del suo impegno nella causa dei profughi. Certamente l’evento non è legato a Pegida, ma le ultime dichiarazioni rilasciate da Akif Pirinçci, autore di romanzi di grande successo in Germania e keynote speaker alla manifestazione dell’anniversario di Pegida, non hanno favorito una distensione dei rapporti tra il movimento e la politica. Prinçi afferma che i politici tedeschi sono Gauleiter(capi delle sezioni del Partito Nazista) contro la proprio popolazione e che la soluzione all’emergenza dei migranti esiste ma purtroppo i campi di concentramento sono stati chiusi.

Non siamo certo nuovi alla comparsa di movimenti apertamente razzisti, tanto meno alla paura dell’islamico invasore, ma Pegida sembra raccogliere alcuni punti che sono la forza di molti partiti populisti e di estrema destra europei. La richiesta di democrazia diretta e la schedatura dei migranti secondo la religione sono temi noti anche in Italia e nonostante un calo nei consensi dell’ultimo periodo, il tema rimane ancora molto caldo.

Per quanto riguarda Pegida, dalle parole di Bachmann emerge il forte desiderio di presentare il movimento alle prossime elezioni in tutti i Land, visto il successo, seppur modesto, ottenuto al comune di Dresda (9%). Inoltre, l’emergenza migranti è un tema di grande rilievo per i tedeschi dato che secondo una ricerca dell’istituto TNS Infratest per Der Spiegel, il 65% afferma che il governo non sta facendo abbastanza.

 

Tags: germaniaimmigratiislamLutz bachmannmigrantipegidaquoteturchia

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