Bruxelles – All’inizio c’è stata l’emergenza rifugiati, con gli Stati che uno dopo l’altro hanno cominciato a reintrodurre a catena i controlli alle frontiere interne. Poi, sono arrivati gli attentati di Parigi e con questi le nuove chiusure delle frontiere per motivi di sicurezza. È un periodaccio per Schengen, forse il peggiore della storia della libera circolazione europea. Tanto, che la presidenza di turno lussemburghese dell’Unione, pensa si dovrebbe concedere ai Paesi Ue la possibilità di sospenderlo fino a due anni. La proposta, contenuta in un documento diffuso da Statewatch, sarà già domani sul tavolo della riunione dei ministri degli Interni.
“Per affrontare le serie carenze nei controlli delle frontiere esterne – si legge nel documento – diversi Stati membri hanno recentemente reintrodotto controlli temporanei alle frontiere esterne”. Ma secondo le regole attuali, “uno Stato membro non può mettere in atto controlli di questo tipo per un periodo totale superiore a sei mesi”. Troppo poco in “circostanze eccezionali” in cui sono state identificate “persistenti carenze gravi nel controllo delle frontiere esterne”, scrive la presidenza lussemburghese. L’idea è dunque quella di invocare l’articolo 26 del codice frontiere Schengen (quello relativo alla “procedura di proroga” della reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere interne) ed “estendere la reintroduzione dei confini interni fino a un massimo di due anni”. Almeno nei casi in cui “l’intero funzionamento dell’area senza confini interni sia messo a rischio” e “le circostanze eccezionali costituiscano una seria minaccia alla politica all’ordine pubblico o alla sicurezza interna”.
Una proposta che arriva dopo giorni di voci (e smentite) su una presunta minaccia di Bruxelles di sospendere la Grecia dall’area Schengen. Minaccia a cui, sempre secondo le indiscrezioni, l’Ue sarebbe arrivata sfinita dall’inefficienza greca nei controlli e nell’accoglienza dei moltissimi migranti in arrivo sulle coste del Paese. A riprova dell’irritazione che Bruxelles comincia a provare nei confronti di Atene, una lettera, diffusa dal quotidiano Le Soir, che il commissario Ue alla Salute, Vytenis Andriukaitis ha inviato al presidente della Commissione europea dopo la sua recente visita in Grecia. Un vero e proprio atto d’accusa in cui Andriukaitis parla di bambini morti di ipotermia, di medici costretti a trattare molti pazienti allo stesso tempo in tende di fortuna senza elettricità e di famiglie di migranti costrette a dormire all’aperto.
Ma con la proposta lussemburghese si andrebbe molto oltre la sola Grecia, consentendo di fatto a tutti gli Stati in condizioni eccezionali (e quali non lo sono, di questi tempi?) di restaurare i controlli alle frontiere per un periodo più che considerevole. Significherebbe in pratica che i controlli alle frontiere messi in atto da diversi Stati come Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Ungheria, da settembre ad oggi, sulla spinta della crisi dei rifugiati, o quelli reintrodotti dalla Francia per la minaccia terroristica potrebbero diventare molto più stabili. Un colpo non da poco alla libera circolazione europea.