Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parlando questa mattina Roma della crisi delle quattro banche italiane “piccoline” e di quanto il suo governo sta facendo per tentare di proteggere i risparmiatori (operazione meritevole, che forse andava già fatta qualche governo fa, quando si era in tempo, come hanno fatto in Germania) a un certo punto ha mentito.
Ha mentito sull’Europa, per tentare di scrollarsi da dosso un peso che, in verità, gli è stato lasciato in eredità, del quale non ha certamente tutte le colpe, ma che come premier ha il dovere di portare, e tentare di alleggerirsi con una bugia è scorretto. Renzi ha detto che “le regole dell’Ue non le scriviamo noi”, e poi ha insistito: “le regole le ha fatte l’Europa”. Basta con questa finzione, basta con questi tentativi di infinocchiare i cittadini che vengono fatti da tutti, tutti, i capi di governo quando parlano ai loro elettori di qualcosa che non va. Non è un peccato “veniale”, è una grave responsabilità.
Quando si dice, e anche Renzi lo fa “l’Europa siamo noi” si dice una verità, ma va chiarita fino in fondo. La storia di queste regole sulle banche è un po’ complessa, come tante vicende dell’Unione, e le responsabilità coinvolgono molti. Ma coinvolgono molti perché in molti scrivono, a diversi livelli, in diversi momenti, queste regole. E tutti ci sono dentro. Le norme dell’Unione europea passano attraverso organismi che rappresentato gli Stati (Commissione, Consiglio) e direttamente i cittadini (Parlamento). Tutte le “regole” dell’Unione passano per tutti, o alcune almeno da uno, la Commissione, questi organi. E in tutti questi organi gli Stati, anche l’Italia, ci sono e ci sono anche i cittadini, anche quelli italiani, che votano direttamente per il Parlamento. “L’Europa” non è una cosa astratta, come la si vuol far credere quando fa comodo, ma è un luogo fisico e ideale, vero, dove i governi hanno tutti gli spazi per intervenire, dove i deputati votano le direttive, così come fanno i Governi nel Consiglio e fa la Commissione (i cui membri sono indicati in prima istanza dai governi) dove le responsabilità sono precise e individuabili. Non ci sono “autorità” irresponsabili, slegate dalle politiche nazionali e neanche dai partiti.
Non dirlo noi aiuta la vita nell’Unione. Non aiuta a rendere chiaro ai cittadini come funziona, serve anzi a delegittimare un consesso nel quale abbiamo deciso di stare. Noi, i cittadini, dobbiamo essere responsabilizzati, perché anche noi decidiamo a Bruxelles e dobbiamo rendercene conto. Eleggiamo i parlamentari nazionali che scelgono i governi che a loro volta indicano i membri della Commissione europea e che fanno parte del processo legislativo nel Consiglio. Così come è co-titolare del processo legislativo alla pari di Commissione e Consiglio il Parlamento europeo, che viene eletto dai cittadini.
Dirsi la verità certamente può aiutare a capire dove siamo, e che ci stiamo facendo.