Il terrore a Bruxelles, il cordoglio del mondo, in un video del Guardian.
Secondo Le Monde, “non possiamo ignorare che il terrorismo sia destinato a durare. Non è questione di essere Cassandre o apprendisti stregoni per capire questa realtà: la battaglia contro il jihadismo sarà lunga.”
Per Libération, l’attacco ha colpito “Bruxelles, che ha fatto tanti sforzi per far coabitare le differenze; Bruxelles saggia in mezzo alla follia, per la quale un accordo complicato è meglio di un semplice scontro. Bruxelles, l’anti-fanatica attaccata dei fanatici, che nonostante tutto resisterà.”
Dal Guardian ricordano che “i valori e di diritti che l’Europa sostiene saranno messi alla prova dal modo in cui le sue società si confronteranno con i gruppi che vogliono seminare morte e di revisione al suo interno. Parlare di ‘guerra,’ e specialmente di una guerra che coinvolge potenzialmente l’intera Europa, come ha fatto il primo ministro francese Manuel Valls alcune ore dopo gli attacchi di martedì, pone trappole pericolose senza peraltro offrire soluzioni convincenti.”
Sul New York Times ricordano come “nonostante il successo dato dall’arresto di Salah Abdeslam, il Belgio continui a rappresentare un particolare problema di sicurezza per l’Europa.”
Per il Washington Post, “l’Unione Europea deve reinventare il suo sistema di sicurezza (…) Nei mesi precedenti gli attacchi terroristici di Bruxelles, ‘il sistema lampeggiava in rosso’ come George Tenet, ex direttore della CIA, descrisse il periodo prima dell’11 settembre. Eppure il Belgio (così come gli USA prima di tale catastrofica data) non è stato in grado di collegare i puntini.”
Il Telegraph invece afferma che “qualsiasi data si scelga (per l’inizio degli attacchi terroristici in Europa), la verità è chiara: questa è una lunga guerra, una battaglia che è già durata più di entrambe le guerre mondiali combinate assieme. E gli eventi sanguinosi di Bruxelles ci ricordano tragicamente, ancora una volta, che non la fine non è affatto vicina.”
A cura di Sarah Tuggey