Bruxelles – Una soluzione alla crisi istituzionale in atto in Polonia “è urgente” ma “il punto di partenza del dialogo deve essere il rispetto dell’ordine costituzionale esistente” quindi le sentenze della Corte Costituzionale “devono essere pubblicate e messe in atto”. A sostenerlo è il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans che sta portando avanti il dialogo con Varsavia, dopo l’apertura, da parte dell’esecutivo comunitario, di una procedura per il rispetto dello stato di diritto nel Paese in seguito alle controverse mosse del nuovo governo conservatore.
Al centro delle polemiche soprattutto il rifiuto dell’esecutivo di Varsavia di pubblicare, e rendere quindi effettiva, la sentenza del Tribunale costituzionale che stabilisce l’incostituzionalità della riforma dello stesso organismo voluta dall’esecutivo. La legge, approvata lo scorso dicembre dal governo di Beata Szydlo, rende più complicata l’attività della Corte, aumenta il numero di giudici necessari perché venga presa una decisione, modifica i criteri che determinano le priorità e il calendario delle decisioni e cancella le nomine dei giudici fatte dal precedente governo moderato. “L’ultima cosa che dobbiamo fare – sottolinea Timmermans – è abbandonare la questione lasciando uno Stato membro con due sistemi giuridici paralleli: questo non andrebbe a beneficio né della Polonia né dell’unione, non possiamo dunque permetterci l’incertezza giuridica”.
Ieri il vicepresidente si è recato a Varsavia per portare avanti il dialogo con le autorità polacche. Timmermans ha sottolineato che la Commissione sta facendo “tutto il possibile per trovare una soluzione alla crisi politica in Polonia” e si è detto ottimista sulla possibilità di “trovare una soluzione senza che la Commissione europea debba fare altri passi”. Una nuova visita a Varsavia è già in calendario tra due settimane. Il formato delle visite sul campo sembra infatti dare frutti: “Gli incontri faccia a faccia sono più utili che gli scambi di lettere”, ha evidenziato il vicepresidente riferendosi alle tensioni nate in precedenza nello scambio di lettere con il governo polacco.