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Home » Economia » Banche, l’accordo tra Roma e Bruxelles sulle sofferenze è legge

Banche, l’accordo tra Roma e Bruxelles sulle sofferenze è legge

Il Senato ha votato la fiducia al governo sulla misura che recepisce l’intesa con la Commissione europea sui crediti deteriorati e riforma il settore del credito cooperativo

Domenico Giovinazzo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@giopicheco" target="_blank">@giopicheco</a> di Domenico Giovinazzo @giopicheco
7 Aprile 2016
in Economia

Roma – Con un voto di fiducia al governo, il Senato ha scritto il capitolo conclusivo della lunga querelle tra l’esecutivo e la Commissione europea sui crediti deteriorati delle Banche. L’Aula di Palazzo Madama ha infatti approvato il provvedimento che – sulla base dell’accordo raggiunto dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, con il commissario per la Concorrenza, Margrethe Vestager – regola la cosiddetta Gacs, ovvero la garanzia offerta dallo Stato sulle cartolarizzazioni delle sofferenze bancarie, e riforma il credito cooperativo in Italia.

La legge è stata approvata anche con i voti dei senatori verdiniani, che per la seconda volta hanno accordato la fiducia all’esecutivo, e prevede il rilascio di una garanzia pubblica sulle operazioni di cartolarizzazione di crediti sofferenti, sia per le banche, sia per gli altri intermediari finanziari iscritti all’albo. Con questa finalità viene istituito un fondo presso il ministero dell’Economia con una dotazione di 120 milioni di euro. La Gacs durerà 18 mesi, prorogabili con decreto del Tesoro per altri 18 mesi “previa approvazione da parte dell’Unione europea”.

Riguardo alla riforma del credito cooperativo, il provvedimento impone agli istituti che rientrano in questa categoria di aderire a un Gruppo bancario cooperativo guidato da una holding in forma di Spa. È possibile la formazione di uno o più gruppi e, per gli istituti appartenenti alle province autonome di Trento e Bolzano, è garantita la possibilità di aggregarsi a livello territoriale della singola provincia.

Le Bcc avranno una via d’uscita se, alla data del 31 dicembre 2015, il loro patrimonio risultava superiore ai 200 milioni euro (si tratta in tutto di 14 istituti). In questo caso, per non aderire a nessun gruppo, dovranno versare allo Stato un’imposta straordinaria del 20%. Anche le banche di piccole dimensioni potranno optare per la cosiddetta ‘way out’, a patto di trasformarsi in società per azioni.

Le Bcc avranno 60 giorni per scegliere se confluire in una holding o no, e sarà il dicastero di Via XX Settembre a stabilire, con un apposito decreto e sentita la Banca d’Italia, le dimensioni minime dei gruppi bancari cooperativi e la soglia di partecipazione delle stesse banche cooperative al capitale della holding. Una volta data l’adesione, la singola banca avrà la possibilità di recedere solo trasformandosi in Spa o deliberando la propria liquidazione. Alla holding sono conferiti notevoli poteri sulle nomine nei consigli di amministrazione delle consociate. Fornendo delle motivazioni, potrà stabilirle, opporvisi o revocarle.

Tags: banchecrediti deterioratifiduciariforma credito cooperativoSenatosofferenze

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