Bruxelles – Le migrazioni sono un problema europeo e dunque la risposta, anche dal punto di vista finanziario, deve essere europea. Questa traccia segnata nel “Migration Compact”, il contributo del governo italiano al dibattito europeo, è finita oggi sul tavolo dei rappresentanti permanenti (gli ambasciatori) dei Paesi Ue che hanno preparato il Consiglio Giustizia e affari interni che si svolgerà domani.
A quanto si è appreso c’è stato un consenso alla proposta complessiva italiana da importanti Paesi, come Francia, Germania, Spagna e Portogallo, anche, da parte tedesca, è rimasto fermo il “no” all’idea di finanziare le politiche migratorie attraverso degli “eurobond”, come proposto dal governo di Roma. “Per l’Italia – ha spiegato una fonte diplomatica a Bruxelles – la questione non è ‘arrivare agli eurobond’, ma trovare un meccanismo europeo, di tutti, per finanziare queste politiche. I bond potrebbero essere uno strumento”.
La preoccupazione italiana è quella di superare il passaggio da un fondo all’altro, come quello per la Turchia, quello deciso alla Valletta e così via. Basta con il lancio di strumenti estemporanei, ma trovare la via per uno strumento stabile, condiviso da tutti i Paesi membri, che dia certezze sui meccanismi e la capacità di finanziamento e che non apra continuamente a nuovi strumenti ogni volta diversi e dal futuro incerto, che magari necessitano di essere poi nuovamente “riempiti” dopo qualche tempo.
Il dibattito tra gli ambasciatori, riferisce un partecipante, è stato “vivace”, ma ora, spiega una fonte “responsabilità della Commissione analizzare i contributi sul tavolo ed elaborare una proposta”, sullo strumento finanziario, “e poi valutare quanti soldi sono necessari”. Le cifre in ballo non sono state quantificate, “ma saranno alte”, spiega la fonte, perché secondo la proposta italiana condivisa anche da altri grandi Paesi e accolta con favore dalla Commissione si dovranno aiutare i Paesi terzi nella gestione delle frontiere, dei flussi e nello sviluppo economico, e questi costi, si rileva “sono alle volte imprevedibili”.
Per coinvolgere i Paesi di provenienza e transito secondo la proposta italiana la “merce di scambio” saranno percorsi per la migrazione legale e aiuti per lo sviluppo a ricaduta immediata, come le infrastrutture, che possono offrire rapidamente occupazione oltre che sviluppo.
Il Consiglio di domani discuterà anche la nuova polizia di frontiera europea, alla costituzione della quale si vuole arrivare entro giugno, per renderla operativa entro la seconda metà dell’anno.
Altro grande tema è la riforma del diritto di Asilo europeo e la presidenza di turno olandese vuole lavorare per cercare consenso su una opzione tra quelle sul tavolo”. Questa sarà’ la prima volta che gli Stati discuteranno la comunicazione a livello politico, e dunque la presidenza è molto aperta ad ascoltare ogni proposta, prima di passare alla parte di sintesi sulle due opzioni proposte dalla Commissione.
Circa l’accordo Ue-Turchia la presidenza sta cercando di promuovere l’attuazione della parte europea dell’accordo. “Dobbiamo fare quello che spetta di fare a noi – spiega una fonte diplomatica -, come migliorare situazione negli hotspot, velocizzare le procedure per le richieste d’asilo, velocizzare il processo di redistribuzione dei siriani sulla base del principio 1 per 1…”. Sulla questione della cancellazione dei visti per i cittadini turchi “noi stiamo facendo la nostra parte -dice la fonte – velocizzando la liberalizzazione, ora spetta alla Turchia soddisfare i requisiti mancanti”.
Sul tavolo dei ministri degli Interni non mancherà domani il tema della minacciata chiusura del Brennero da parte austriaca. L’Italia per ora aspetta una risposta dalla Commissione alla domanda se c’è una rottura dei principi del codice Schengen o no. “E il caso austriaco – spiega un diplomatico- è importante per tutti”.