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Home » Economia » Padoan: In Europa non ci fidiamo gli uni degli altri, e per questo ci si arena sull’ovvio

Padoan: In Europa non ci fidiamo gli uni degli altri, e per questo ci si arena sull’ovvio

Il ministro oggi a Bruxelles. “Abbiamo quattro emergenze, tutte collegate. Serve più integrazione, ma dobbiamo concordare sulla direzione”

Lena Pavese di Lena Pavese
2 Maggio 2016
in Economia
Padoan, bruxelles, debito, fiducia, Ulb

Pier Carlo Padoan

Bruxelles – Tra i governi europei non c’è fiducia, e dunque non si riescono a metter in campo le risposte necessarie alle crisi che stiamo vivendo. La pensa così il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, che ha illustrato le proposte di riforma italiane per l’Unione europea in un incontro organizzato dall’Università Libera di Bruxelles (Ulb) questa mattina a Bruxelles.

“Non ci fidiamo abbastanza gli uni degli altri – ha detto il ministro – . La questione riguarda i comportamenti: i Paesi devono fare quel che si sono impegnati a fare, ma poi, una volta fatto, si deve poter tornare al tavolo e decidere cosa fare per andare avanti”. Invece questo tavolo sembra non ricomporsi mai, non si trovano i principi sui quali immaginare delle soluzioni.

Secondo Padoan oggi l’Unione europea sta affrontando quattro crisi: “quella economica, che si porta dietro una disoccupazione che è su livelli molto lontani da quelli ai quali l’occupazione dovrebbe essere; quella dell’immigrazione; quella della sicurezza; ed anche la Brexit. Questi quattro fattori interagiscono tra loro, anche perché, se non altro, hanno tutti bisogno di una risposta comune”.

Sul fronte dell’economia, ma molti di questi principi possono essere applicati anche agli altri punti di crisi, secondo il ministro la risposta ovvia è che ci vuole più integrazione, “ma in che direzione?”. Padona ricorda che l’Ue “è un’Unione, ma anche una collazione di Paesi, e deve esserci interconnessione tra le azioni nazionali ed europee. Sembra ovvio – osserva – ma non lo è”. Le politiche europee devono puntare a “una maggiore convergenza” e si deve valorizzare la flessibilità “che serve a generare incentivi per le giuste politiche, e aiuta a convincere i cittadini che le riforme sono centrali”. Infine, sottolinea più volte il ministro, “la condivisione e la mitigazione dei rischi vanno di pari passo”. Molto, dice Padoan, si può fare senza toccare i Trattati europei, ma se anche qualcosa in quei testi andasse modificato questo “non può essere una scusa per perdere del tempo”.

Il ministro ribadisce poi l’esigenza di un ministro delle Finanze europeo, per svolgere un’azione di coordinamento e anche perché molte aree richiedono un intervento a livello europeo, sostiene, come le politiche migratorie, che hanno anche aspetti finanziari da risolvere.

Per spingere la crescita dunque oltre a una maggiore integrazione secondo Padoan è necessario un maggior sostegno all’innovazione e “più azioni strutturali, più investimenti da parte di tutte le nazioni europee”. Dunque l’Unione deve darsi da fare per completare l’Unione bancaria, il Mercato dei Capitali e anche il Piano Juncker, invoca il ministro. Poi è necessario, a livello europeo “uno strumento di lotta contro la disoccupazione”.

Sulle recenti polemiche sul livello massimo di debito sovrano che una banca può detenere il ministro ribadisce la sua posizione diversa da quella tedesca che vuole imporre tetti, ma, dice, “oggi questa non è una priorità”.

Tags: bruxellesdebito sovranofiduciaPadoanUlbunione europea

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