Roma – Il Pd tiene mentre i pentastellati avanzano: è questo il quadro sostanziale offerto dai sondaggi pubblicati oggi dai principali quotidiani italiani a due settimane dalle elezioni amministrative del 5 giugno, che per il presidente del Consiglio Matteo Renzi rappresentano un match preliminare in vista della partita più importante, quella del referendum costituzionale di ottobre dove si gioca, per sua scelta, la carriera politica.
La prima premessa doverosa è che tutti i sondaggisti sembrano più prudenti del solito nell’invitare a prendere con le molle i risultati delle rilevazioni demoscopiche. Detto ciò, il partito del premier-segretario sembra tutto sommato tenere botta di fronte a una pur consistente avanzata del Movimento 5 Stelle, che dovrebbe riuscire a strappare la Capitale con la candidata sindaco Virginia Raggi.
La seconda premessa è che lo stesso Pd appare non troppo sicuro di un risultato positivo, tanto che il sottosegretario Luca Lotti, uomo di Renzi che nel Pd tiene il polso dei territori, ci tiene a sminuire la valenza nazionale del risultato che verrà fuori dalle urne. Il 5 giugno si voterà però in oltre 1.300 comuni, tra i quali figurano le più popolose – e dunque elettoralmente importanti – città d’Italia. Impossibile quindi nascondere che un peso, queste consultazioni, lo avranno anche sulla politica nazionale.
A Roma, l’esponente pentastellata è data in netto vantaggio rispetto agli altri candidati. Vantaggio che manterrebbe, dicono tutti gli analisti, rispetto a qualsiasi avversario riuscisse ad arrivare al ballottaggio. Riguardo allo sfidante per il secondo turno, poi, regna l’incertezza. Roberto Giachetti (Pd) è dato in leggero vantaggio rispetto a Giorgia Meloni (Lega-Fdi), e più staccato risulta il candidato indipendente Alfio Marchini, sostenuto anche da Forza Italia. Il candidato della sinistra ‘tsiprasiana’ Stefano Fassin – almeno fino a poco tempo fa, visto che il premier greco Alexis Tsipras ha iniziato a essere uno stabile interlocutore del Pse e viene regolarmente invitato a tutti i meeting di alto livello dei socialisti europei – si attesta quinto con un gradimento attorno all’8% che farebbe molto comodo al candidato di Renzi, se non altro per essere sicuro di arrivare allo spareggio con Raggi.
A Milano le cose sembrano andare meglio per l’uomo dell’Expo voluto con forza dal Premier, Giuseppe Sala, che è dato in sorpasso rispetto al candidato di centrodestra (unito nella città meneghina) Stefano Parisi. Qui c’è un testa a testa che porterebbe entrambi al ballottaggio, dove Sala è dato in leggero vantaggio rispetto allo sfidante.
A Napoli, per il Pd, sono dolori. Il sindaco uscente Luigi DeMagistris, indipendente di sinistra, sembra marciare verso la riconferma, difficile al primo turno ma pressoché scontata al ballottaggio, dove appare certo che non arriverà la candidata del premier Valeria Valente – scelta peraltro con delle primarie tacciate di brogli dallo sconfitto (di misura) Antonio Bassolino – data largamente dietro ai candidati del M5S e del centrodestra.
Le maggiori soddisfazioni per il premier e il suo partito dovrebbero arrivare da Torino e Bologna. Entrambi i sindaci dem uscenti, Stefano Fassino nel capoluogo piemontese e Virginio Merola in quello emiliano, dovrebbero rimanere al loro posto. Il secondo potrebbe addirittura farcela al primo turno, mentre a Fassino servirà il ballottaggio, in cui una sconfitta sembra improbabile, sebbene non impossibile, contro la candidata del movimento di Beppe Grillo, Chiara Appendino.
Questo il quadro delle amministrative nelle principali città, ma un sondaggio Cise-Sole 24 Ore fornisce anche dei dati aggregati a livello nazionale, secondo i quali il Pd si conferma il primo partito con il 32,9% dei voti, risultato lontano dal 40,8% delle europee 2014, ma comunque ragguardevole. Al secondo posto il Movimento 5 Stelle, accreditato di un 30,8%, mentre Lega e Forza Italia sarebbero a pari merito con l’11,8%, Fratelli d’Italia supererebbe di poco il 3% che rappresenta lo sbarramento della nuova legge elettorale, e le formazioni di sinistra ne rimarrebbero sotto se si presentassero divise.
Il quotidiano di Confindustria ha chiesto a Cise di sondare anche l’orientamento sul referendum costituzionale. Qui la fotografia non è molto rassicurante per Renzi. La percentuale di chi dichiara che si recherà alle urne è elevata, l’83% degli intervistati, ma solo il 44% è orientata sul sì per confermare la riforma voluta dal capo dell’esecutivo, il quale tuttavia può contare su un bacino del 27%, tra indecisi e astensionisti, per pescare i sì necessari a superare il 50%.