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Home » Politica » Arriva la prima presidenza slovacca dell’Ue, in equilibrio tra le tensioni interne e tra i 28

Arriva la prima presidenza slovacca dell’Ue, in equilibrio tra le tensioni interne e tra i 28

Il ministro degli Esteri Miroslav Lajčák vuol dare un'immagine di un governo tranquillo, che non alimenterà tensioni

Lorenzo Robustelli</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@LRobustelli" target="_blank">@LRobustelli</a> di Lorenzo Robustelli @LRobustelli
1 Giugno 2016
in Politica
Slovacchia, semestre presidenza di turno ue

Il logo della presidenza slovacca dell'Ue

Bruxelles – La Slovacchia si presenta per la sua prima presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea dandosi un’immagine tranquillizzante, nulla di estremo, neanche sull’immigrazione, nonostante le uscite anti migranti del premier Robert Fico.

Oggi tutto il governo slovacco incontra la Commissione europea a Bruxelles per organizzare il prossimo semestre. Miroslav Lajčák, il ministro degli Esteri di Bratislava, ha però già presentato questa mattina a Bruxelles, in un evento organizzato dall’European Policy Centre (Epc) le priorità del suo governo per il semestre che inizierà il primo luglio, spiegando che “da quattro anni lavoriamo a questo programma, abbiamo raddoppiato i nostri diplomatici nella Rappresentanza e formato allo scopo 1.200 funzionari a Bratislava”. Il ministro ha tenuto a sottolineare che il suo Paese è membro di Schengen e dellèeuro, “siamo nel cuore dell’Europa”. L’immagine è dunque molto mainstream, e anche le priorità sono quelle che ci si aspetta. Una presidenza che vuol essere stabile, che non “sia solo di gestione delle crisi ma di proposta”, con un occhi alle difficoltà politiche interne del Paese che non tengono Fico proprio saldamente al comando. Tra l’altro, e non era ancora chiaramente previsto quattro anni fa, a questa presidenza toccherà anche la prima gestione del dopo referendum Brexit del 23 giugno. Sarà complicato comunque, visto i sondaggi, ma se i cittadini britannici dovessero scegliere il Leave per la imberbe presidenza slovacca saranno mesi difficili di impostazione del negoziato di uscita.

“La presentazione ufficiale delle priorità del nostro programma la faremo dopo il referendum britannico – ha messo le mani avanti Lajčák -, sarà il 30 giugno”. Una settimana dopo, per poter riflettere con calma, anche perché, comunque vada, “la frammentazione politica nell’Unione è la nostra prima preoccupazione, mentre siamo convinti che si debba continuare a investire nel progetto europeo, il fallimento non è un’opzione”, ha detto il ministro pragmaticamente ed evitando di volare alto, come invece saprebbe fare vista la sua lunga esperienza (pur essendo relativamente giovane la sua prima volta come ministro degli Esteri fu quando c’era ancora la Cecoslovacchia, dal 1988). La prudenza di Lajčák è probabilmente legata anche alla sua candidatura, ufficiale, alla guida della Nazioni Unite, dove si recherà fra qualche giorno per presentare formalmente il suo nome, “farò il mio discorso – anticipa – ma non farà campagna, in questi mesi non ho il tempo. La mia campagna è la mia carriera”.

Dunque le priorità presentate oggi. Sono quattro: un’economia più forte; spingere il potenziale di mercato unico dell’energia e del digitale; politiche per le migrazioni; commercio e allargamento.

Per l’economia e l’occupazione il ministro ha insistito in particolare sull’accelerazione della Capital Market Union e dell’Unione monetaria. Per digitale ed energia ha speso qualche parola in più, sottolineando che “dobbiamo spingere il potenziale” che questi mercati hanno, insistendo in particolare su “sicure regole per il commercio on line per far crescere il mercato”. Secondo Lajčák è poi fondamentale “completare l’Unione energetica, che è essenziale per ridurre la dipendenza”. Un punto sul quale la presidenza slovacca si spenderà è poi quello delle politiche per il riciclo.

“Sul fronte dell’energia non siamo un’Unione”, ha lamentato il ministro ricordando che nel complesso però l’Ue è un mercato enorme. “Purtroppo alle volte, andando separati, siamo ricattato dai fornitori, paghiamo prezzi diversi. Dobbiamo invece – ha spiegato – lavorare intensamente al progetto di Unione energetica per poter scegliere noi i nostri partner”.

Lajčák ha poi sostenuto che il progetto del gasdotto North Stream 2 “non ci piace e va contro i principi dell’Unione energetica. Non aumenta la diversificazione delle fonti di approvvigionamento ma anzi aumenta la dipendenza da un unico fornitore. Non ci sono ragioni economiche per realizzarlo”.

Sulle politiche migratorie il ministro ha cercato di non dire, in sostanza, nulla. “Dobbiamo realizzare una politica sostenibile, che è possibile solo con uno sforzo comune”, ha detto, sottolineando che “bisogna far funzionare le frontiere e la guardia costiera dell’Unione”, non dimenticando la necessità “di una cooperazione efficace con i Paesi terzi”. Sulla riforma dell’Asilo, “siamo pronti ad avviare la discussione sulle sette proposte che sono sul tavolo”.

Il quarto punto tocca il Ttip, “una grande opportunità per l’Unione, ma tutelando gli standard dell’Ue e valutando bene le conseguenze”. Le politiche di allargamento sono poi “uno strumento essenziale dell’Unione, del quale dobbiamo mantenere la credibilità”.

Infine l’accordo di Schengen, “nel quale Romania e Bulgaria sono pronte ad entrare, speriamo durante il nostro semestre”.

Tags: energiamigrantipresidenza Uesemestre 2016Svovaccia

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