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Home » Editoriali » Vae britannicis

Vae britannicis

Diego Marani di Diego Marani
28 Giugno 2016
in Editoriali
brexit tempi merkel juncker marani

In un’intervista radiofonica alla BBC 4, il ministro della sanità britannico, il conservatore Jeremy Hunt, quello che ha inflitto l’ennesimo colpo al sistema sanitario inglese con una legge che impone ai medici orari pesantissimi, ha affermato che ora il Regno Unito deve cercare di ottenere il miglior negoziato possibile per la sua uscita dall’Ue.

Hunt, che si candida ora a primo ministro, sostiene che Londra deve mirare a uno status come quello norvegese, con qualcosa in più, conservando l’accesso al mercato unico ma restando fuori da qualsiasi impegno in materia di immigrazione. Addirittura, Hunt preconizza un altro referendum perché siano gli inglesi a decidere quali condizioni di uscita accettare.

Io credo che a questo punto siamo noi europei che dobbiamo chiedere un referendum sulle condizioni che concederemo agli inglesi. Anche per contare quanti siamo a voler continuare a subire i loro ricatti. Se l’Ue non assume immediatamente una linea dura con Londra, se non sventa ogni tentativo di procrastinare la messa in atto dell’articolo 50, come chiede Juncker, perderà quel poco che resta della credibilità del suo progetto politico e non ci sarà neanche bisogno di altri exit per sanzionare la sua disintegrazione. Ogni Stato si sentirà autorizzato a violare tutte le regole che vuole, il trattato diventerà lettera morta e l’Ue scomparirà di fatto se non di diritto.

Per sventare questo collasso, ora i leader europei e la Commissione devono esautorare gli inglesi e chiuderli fuori dalla stanza dei bottoni. Se è vero che solo il governo inglese può avviare la procedura dell’articolo 50, ci sono mille altri modi con cui i governi dei paesi Ue possono porre pressione sul Regno Unito. Ad esempio la vecchia politica francese della sedia vuota. Disertare i Consigli dei ministri, bloccare il processo decisionale, cosicché le ripercussioni del non governo europeo si sentano immediatamente in tutta l’Ue.

Quando non arriveranno più i soldi dei fondi strutturali, dei fondi di coesione, dei sussidi agricoli, saranno gli altri 450 milioni di europei a sentire sulla loro pelle gli effetti della prepotenza inglese e a rendersi conto che Londra non ha il diritto di prenderli in ostaggio e pilotare la sua uscita a suo piacimento. E a vedere improvvisamente chiusi i rubinetti dei fondi europei, allo stesso tempo gli inglesi potranno misurare meglio che cosa hanno perso a lasciare l’Ue. Qualsiasi accondiscendenza nei confronti di Londra in questo momento sarà fatale all’Europa.

Se come sembra, la Merkel intende concedere di nuovo a Londra uno stato di grazia e accomodarsi alle sue condizioni, questa volta bisogna toglierle il telecomando e mandarla a letto. E noi cambiare canale. Il brutto film dell’arroganza inglese non lo vogliamo vedere più.

Tags: brexitjunckermaranimerkelnegoziatitempi

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