Bruxelles – La versione secondo cui quello di venerdì scorso in Turchia sia stato un golpe fasullo “non regge”, ma questo non toglie che possa comunque essere stato scoperto dagli uomini di Recep Tayyip Erdoğan, per sfruttarlo a proprio vantaggio. Per la vicedirettrice dell’Istituto Affari Internazionali, Nathalie Tocci, il presidente ora “si sta giocando le sue carte alla perfezione”, e continuerà nella repressione interna e nelle modifiche dello Stato di diritto in senso autoritario, ma “non reintrodurrà la pena di morte”, perché a livello internazionale ha bisogno di non rompere del tutto con l’Europa.
A suo avviso cosa è successo realmente in Turchia?
Secondo ma versione del golpe fasullo non regge. Erdogan non ne aveva bisogno per portare a termine la riforma dello Stato in senso presidenziale, che era già una ipotesi concreta, con la conseguenza di mostrare a livello internazionale un Paese tanto diviso, traballante e pericoloso”
È quantomeno strano però che né il presidente né i vertici del suo partito siano stati toccati dai militari.
Il fatto che il golpe non fosse completamente fasullo non esclude che possa essere stato magari scoperto e in qualche modo tollerato per essere usato per i propri fini, magari facendo in modo di accelerarlo per renderlo meno efficace. Questo potrebbe spiegare alcune delle stranezze che oggettivamente non tornano. Ma se fosse stato completamente fasullo i messaggi dei golpisti avrebbero dovuto indirizzare in qualche modo alle opposizioni di Erdogan, ai gulemisti ad esempio, invece erano di stampo puramente kemalista
La situazione si è rivoltata però immediatamente a favore di Erdogan.
Si è mosso molto velocemente e sull’ondata di una legittimità pseudo-democratica, di un forte sostegno popolare, del fatto che sapeva che in queste circostanze le critiche della comunità internazionale sarebbero state meno forti, è stato capace ancora una volta di cavalcare l’onda. Anche se non sappiamo e forse non sapremo mai che rischi aveva previsto di correre è certo che ora si sta giocando la sua partita in una maniera perfetta
La repressione è partita immediatamente con migliaia di persone arrestate, come è possibile in tempi così brevi?
“Le liste dei ‘sospetti’ erano lì a prescindere, le liste delle persone che volevano far fuori erano già pronte, e ha solo avuto il pretesto per dare il via al repulisti”.
Fin dove si spingerà secondo lei Erdogan? Introdurrà la pena di morte?
Spero di non sbagliarmi ma non credo reintrodurrà la pena di morte. Il punto da tenere sempre a mente è che il suo obiettivo è il consolidamento del suo potere interno, portare avanti il suo disegno presidenzialista e via dicendo. Ma cosa gli permette di avere il sostegno pubblico che ha? Sostanzialmente un’economia che va bene, questa è la vera base del suo consenso, il fatto che l’uomo e la donna di strada pensino che si stia meglio ora di dieci anni fa. E la Turchia a livello economico è troppo legata all’Europa, il suo successo deriva da legami esterni e ha circa il 70% degli investimenti che arrivano da noi. Quindi visto che quello che Erdogan vuole lo può ottenere anche senza la pena di morte non ha interesse a compromettere definitivamente il processo di adesione, un processo che non sta andando da nessuna parte certo, ma che finché è in piedi dà fiducia alle aziende che continuano a investire in Turchia in quanto fa parte in qualche modo del contesto europeo.
L’Europa quindi può avere un’influenza sulla Turchia, quantomeno per frenare in qualche modo le ambizioni autoritarie di Erdogan?
L’Ue ha perso l’influenza di un tempo, non è più una spinta di democratizzazione della Turchia, ma può arginare gli eccessi. Purtroppo oggi è difficile immaginare un’influenza più forte e costruttiva, ma possiamo evitare che il male diventi peggiore, anche se trasformarlo in un bene è difficile. Con la crisi in corso con gli Usa Istanbul non può permettersi una rottura totale con l’Europa. Certo i difetti e le incoerenze dell’Unione la indeboliscono, ma non bisogna sottovalutarla troppo, un’influenza la può ancora avere”.