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Home » Politica Estera » Brok: la Turchia non ha intenzione di reintrodurre la pena di morte

Brok: la Turchia non ha intenzione di reintrodurre la pena di morte

Dopo una visita ad Ankara, il presidente della Commissione Esteri del Parlamento assicura: "Nessun preparativo legislativo in corso" e "nessun tentativo di ricatto nei confronti dell'Ue sui migranti"

Lena Pavese di Lena Pavese
30 Agosto 2016
in Politica Estera
Brok

Bruxelles – Nonostante sia stato uno dei temi forti nella “retorica” delle ultime settimane tra Unione europea e Turchia, Ankara non ha nessuna intenzione di reintrodurre realmente la pena di morte. Ne sono convinti gli eurodeputati Elmar Brok, popolare e presidente della commissione Esteri del Parlamento europeo, e Kati Piri, socialista, dopo la visita ufficiale condotta nel Paese dal 23 al 25 agosto di cui oggi hanno presentato i risultati a Bruxelles. “Ci è stato segnalato che non c’è alcun preparativo legislativo per introdurre la pena di morte”, ha assicurato Brok, ricordando che “con un Paese che introduca la pena di morte non  si possono portare avanti negoziati per l’adesione”, anche se possono continuare negoziati di altro tipo “altrimenti non negozieremmo nemmeno con Cina e Stati Uniti”. Anche Kati Piri ha garantito: “In nessuno dei nostri incontri la pena di morte è mai stata menzionata come un’opzione. Nonostante la grande retorica dell’estate non ci sono indicazioni che si voglia procedere”.

E non soltanto la pena capitale, secondo i due eurodeputati, è più un elemento di dibattito che una questione reale: “Non ho mai avuto l’impressione che ci fosse un tentativo di ricatto nei confronti dell’Unione europea”, ha anche assicurato Brok, secondo cui ad Ankara nessuno minaccia di “fare marcia indietro sull’accordo sui profughi”, al contrario. “Ho idea che la Turchia abbia intenzione di rispettare l’accordo”, anche se “è un po’ insoddisfatta del fatto che i sei miliardi non debbano passare dal bilancio turco ma in accordo con le associazioni internazionali andare direttamente ai profughi”. Insomma “sono del parere che dovremmo disarmare la nostre retorica e che dovrebbero farlo anche i turchi”, ha insistito il presidente della commissione Esteri del Parlamento europeo.

Certo, retorica a parte, esistono anche questioni reali che gli eurodeputati non hanno mancato di sottolineare. La principale sono le violazioni allo stato di diritto arrivate come reazione al fallito tentativo di colpo di Stato. “Certamente non possiamo accettare il colpo di Stato ma nemmeno che improvvisamente semplici cittadini, giudici, universitari, scrittori siano percepiti come nemici dello Stato”, ha fatto notare l’eurodeputato del Ppe Cristian Dan Preda. “Non possiamo vendere la nostra anima, l’accordo tra Ue e Turchia prevede delle condizioni tra cui il rispetto dello Stato di diritto”, ha concordato Ana Gomes (S&D). Diversi eurodeputati hanno anche lanciato la proposta di concentrarsi sui capitoli negoziali 23 e 24, quelli riguardanti i diritti fondamentali e la giustizia, così da affrontare direttamente la questione con i partner turchi.

Tags: ankaraBrokErdogangolpeparlamento europeopena di morteturchiaUe

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