Roma – “La situazione economica del Paese sta migliorando, è un dato di fatto”. Intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio (Co), il presidente del Consiglio Matteo Renzi registra positivamente gli ultimi dati Istat sull’aumento del Pil, ancora fermo per il secondo semestre consecutivo, ma atteso a un +0,8% su base annua. Non è la crescita dell’1,2% prevista nel def, ma il segnale che “la crescita c’è, anche se debole”, gli fa eco il titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
“Andare meglio non vuol dire andare bene”, prosegue il premier indicando che c’è ancora molto lavoro da fare. Se i primi 30 mesi del suo governo “hanno consentito di fare i compiti del passato”, le riforme, “adesso la scommessa è la strategia per i prossimi anni”, indica. I punti di questa strategia passano per una riduzione della pressione fiscale, pur nell’ambito di una gestione oculata dei conti dello Stato, garantire che per ogni euro in sicurezza se ne spenda uno per la cultura come strumento di contrasto del radicalismo, mettere in campo il piano ‘Casa Italia’ per mettere il Paese in sicurezza dai rischi sismici, idrogeologici e di inquinamento ambientale.
È però il ministro Padoan ad andare un po’ più nel dettaglio, soprattutto parlando della prossima Legge di stabilità, dove ci saranno “15 miliardi di euro per la disattivazione delle clausole di salvaguardia” imposte dall’Ue, che prevedono aumenti automatici di aliquote Iva e accise sui carburanti. “È il primo impegno del governo”, sottolinea il numero uno di Via XX Settembre, spiegando che l’orientamento economico non è cambiato ed è imperniato sul “contemporaneo perseguimento di due obbiettivi che si rafforzano: consolidamento dei conti pubblici e rilancio” della crescita.
Il secondo dei due obiettivi è affidato a “un capitolo sull’aumento della produttività e della competitività”. Nonostante la situazione macroeconomica renda più difficile reperirle, Padoan assicura che nella manovra ci saranno “risorse a sostegno degli investimenti”. Si tratterà di “interventi mirati”, precisa, volti a incrementare produttività e competitività del sistema Paese. A ciò si affianca lo “sforzo molto significativo che si sta facendo per aumentare gli investimenti pubblici”.
Ovviamente, ammette il ministro, “quello che faremo sarà sempre meno di quello che avremmo potuto fare, ma dobbiamo rispettare i vincoli” dei trattati europei. Vincoli che il premier, in sede Ue, proverà ad allentare, anche perché è determinato a portare avanti il progetto ‘Casa Italia’, per il quale “serviranno un paio di generazioni” e sicuramente molte risorse – la stima è di 5 miliardi l’anno – che Renzi punta a farsi ‘abbonare’ da Bruxelles chiedendo ulteriore flessibilità.