Bruxelles – La Commissione europea ha criticato l’International Skating Union (Isu) per le sue regole restrittive a scapito dei pattinatori di velocità sul ghiaccio. Le linee guida vietano agli atleti di partecipare a concorsi che non siano fra quelli organizzati dall’Isu stessa.
La International Skating Union è l’unico organo riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) per il pattinaggio artistico e di velocità sul ghiaccio. Ne fanno parte tutte le associazioni nazionali di pattinaggio. La Commissione europea accusa l’Isu di limitare la libertà commerciale degli atleti e di impedire ai suoi nuovi membri di organizzare gare di pattinaggio di velocità internazionali alternative, in quanto queste non potrebbero includere la partecipazione degli atleti più forti.
L’Isu viene dunque accusata di fare un uso improprio del proprio monopolio. A tutta la vicenda fa da sfondo l'”Icederby” di Dubai che era stato previsto per il 2014 e che continua ad essere rimandato a causa delle normative dell’Isu.
Le norme di ammissibilità dell’Unione sportiva vietano severamente agli atleti di partecipare ad eventi internazionali di pattinaggio di velocità che non siano approvati dall’ ISU stesso. Se i pattinatori violano queste regole potrebbero addirittura venire esclusi dalle gare ufficiali come le Olimpiadi o il Campionato del Mondo per sempre.
Il commissario responsabile della politica di concorrenza Margrethe Vestager ha spiegato che la Commissione europea “si preoccupa che le penalizzazioni che l’Isu impone ai pattinatori attraverso le sue norme di ammissibilità non abbiano come scopo di preservare alti gli standard dello sport ma temono che servano piuttosto a mantenere il controllo assoluto dell’Isu sul pattinaggio di velocità”.
Tutto ebbe inizio nell’ottobre 2015, quando la Commissione avviò delle procedure riguardo alle regole di ammissibilità dell’Isu a seguito di una denuncia fatta da due pattinatori professionisti olandesi, Mark Tuitert e Niels Kerstholt. Gli atleti si lamentarono del fatto di non voler rischiare di perdere la possibilità di partecipare ad eventi come le Olimpiadi, i campionati del mondo o i campionati europei, in quanto ciò potrebbe porre fine alla loro carriera professionale.