Bruxelles – Il governo britannico intende costringere le imprese del Paese a rivelare quanto personale straniero abbiano assunto. Lo ha annunciato la ministra degli Interni del Regno Unito Amber Rudd, che ha lanciato questa proposta. “Non chiamatemi razzista” ha detto Rudd spiegando che il suo obiettivo sarebbe “stanare” quelle società che abusano delle regole esistenti e “spingerle a comportarsi meglio”.
Il governo vuole spingere le aziende ad assumere più personale britannico, ha detto Rudd ieri alla conferenza del partito Conservatore britannico, aggiungendo che i lavoratori stranieri nel Regno Unito non dovrebbero “prendere quei lavori che dovrebbero fare i britannici”. Rudd ha rivelato che le aziende potrebbero essere costrette a pubblicare la loro percentuale di personale “internazionale”. Questa mossa servirebbe quasi a smascherare le aziende che, secondo il governo, assumono troppi lavoratori stranieri a discapito dei lavoratori britannici.
Sono state molte le critiche mosse da queste affermazioni: il laburista Andy Burnham ha accusato il partito Conservatore di aver assunto dei toni sempre più xenofobi, precisando che “l’idea di far stilare delle liste di lavoratori stranieri dalle compagnie britanniche è in contrasto con tutto ciò che questo Paese abbia mai rappresentato. Sarebbe divisorio, discriminatorio e rischia di creare una reale ostilità nei posti di lavoro e nelle comunità.”
Anche il partito nazionale scozzese (SNP), il partito dei verdi e il partito del Galles si sono uniti al coro delle critiche nei confronti di Rudd descrivendo le sue affermazioni come “la retorica più tossica sull’immigrazione mai fatta da nessun governo che si possa ricordare”.
Alle critiche Rudd ha risposto durante un programma alla BBC Radio 4 dicendo di trovare “vergognoso” il fatto di non potersi esprimere sull’immigrazione senza venire accusati di razzismo. Riguardo alle liste dei lavoratori stranieri Rudd ha affermato di averne parlato in un contesto che si riferiva con chiarezza alle proposte per stimolare l’economia del Paese. “Sono consapevole del linguaggio che uso. Quando ho controllato il mio discorso e pensato a come poterlo presentare, è stata mia premura di non cadere in questa trappola”, ha dichiarato ai microfoni della radio. “Quello che sembra mettere in evidenza è che non dobbiamo ignorare il fatto che la gente voglia parlare di immigrazione e se parliamo di immigrazione, non chiamatemi razzista”.