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Home » Politica » Compromesso Ue non convince la Vallonia, resta il No al Ceta

Compromesso Ue non convince la Vallonia, resta il No al Ceta

Trattative frenetiche per provare a eliminare il veto. Magnette vedrà la ministra del Commercio canadese: "Progressi reali ma insufficienti, serve altro tempo"

Alfonso Bianchi</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@AlfonsoBianchi" target="_blank">@AlfonsoBianchi</a> di Alfonso Bianchi @AlfonsoBianchi
20 Ottobre 2016
in Politica
Il premier belga Charles Michel con il presidente della Vallonia Paul Magnette

Il premier belga Charles Michel con il presidente della Vallonia Paul Magnette

Bruxelles – La speranza era che il Belgio dimostrasse “ancora una volta di essere un vero campione nel trovare compromessi e che domani (venerdì) avremo un accordo che prepari la strada per la sottoscrizione del Ceta”. Al suo arrivo al Consiglio europeo il presidente Donald Tusk aveva lasciato la porta aperta alla possibilità che si potesse trovare una soluzione per far si che la Vallonia togliesse il suo veto al libero scambio tra Europa e Canada. Ma il compromesso, almeno per il momento, non è stato trovato. Dopo una lunga e intensa giornata di trattative il governo della regione francofona del Belgio ha confermato la sua opposizione al trattato.

Il presidente della Vallonia ha poi fatto sapere che incontrerà personalmente la ministra del Commercio canadese per approfondire la questione. “Sono stato io che ha chiesto Chrystia Freeland ( il ministro canadese per il Commercio) di venire a Bruxelles per dare tutti i dettagli e tutte le informazioni che il governo vallone può avere”, ha precisato nella notte il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

 

“Ci sono stati progressi reali ma insufficienti”, ha affermato al termine della riunione di gabinetto il presidente Paul Magnette, che domattina (venerdì) alle 9:30 sarà in audizione alla commissione Affari europei del Parlamento della Vallonia. Magnette ha affermato che è disposto a continuare le trattative, rimanendo però fermo sulla sua posizione per cui serve più tempo per trovare una soluzione. “Il Canada considera che ci sono ancora dei margini per negoziare, e appare su certi punti più aperto che le istanze europee e alcuni Stati membri”, ha spiegato il presidente aggiungendo che “il Canada è pronto a darci tempo”, mentre “è soprattutto il Consiglio europeo che cerca di bloccarci in un’agenda”. “Alcuni vogliono usare su di noi la pressione del tempo, non funzionerà”, ha sentenziato.

Il 27 ottobre prossimo è in programma il vertice Ue-Canada in cui Bruxelles e Ottawa dovrebbero sottoscrivere ufficialmente il trattato. I Ventisette avevano dato quella del Vertice di oggi e domani come data limite per trovare un accordo, cercando così di mettere pressione sulla Vallonia, che però non è intenzionata a cedere, e conferma che senza i cambiamenti richiesti al trattato non darà il suo assenso, a costo di bloccare tutto da sola.

“È un momento delicato perché io devo chiaramente rispettare la democrazia in Belgio e il ruolo del Parlamento vallone che ha il diritto e il dovere di esprimere un punto di vista su un accordo commerciale”, aveva spiegato al suo arrivo al Summit il premier Charles Michel, come a dire, la decisione non spetta a me. Le trattative tra la Commissaria Cecilia Malmstrom e la regione ribelle guidata da Magnette sono andate avanti frenetiche per tutta la settimana. La Commissione aveva proposto delle modifiche al testo interpretativo, che dovrebbe essere allegato al trattato con valore legale. Il testo in serata è stato portato sul tavolo degli ambasciatori dei Ventotto che dovevano esaminarlo per vedere se era accettabile per tutti i Paesi membri, prima di farlo arrivare domani (venerdì) alla riunione del Consiglio europeo quando l’argomento verrà discusso a livello di leader. Ma ci ha pensato Magnette a dire di No, e quindi il testo dovrà essere cambiato ancora.

Nous ne pourrons apporter une réponse à l’EU d'ici vendredi. Notre processus démocratique est incompatible avec le calendrier imposé. pic.twitter.com/AVU0SHkFF1

— Paul Magnette (@PaulMagnette) October 18, 2016

Il problema per Tusk “va oltre il Ceta”, in quanto “se non siamo capaci di convincere le persone che gli accordi commerciali sono nel loro interessare e che i nostri rappresentanti negoziano per proteggerli”, allora “non riusciremo a costruire il sostegno pubblico per il libero scambio, e temo che questo significhi che il Ceta potrebbe essere il nostro ultimo accordo di libero scambio”.

Nel Parlamento europeo, ha assicurato il presidente Martin Schulz “abbiamo una chiara maggioranza” a favore del Ceta. Per il socialista tedesco si tratta di “un buon accordo”, che a giudicare dai colloqui informali che lui ha avuto tra i gruppi politici, dovrebbe essere bocciato da Sinistra Gue, Verdi e parte dell’estrema destra, ma non dovrebbe avere problemi ad ottenere il via libera da socialisti, popolari e liberali, e quindi dalla maggioranza di Strasburgo. Ma non è detto che a questo voto ci si arriverà mai.

Tags: belgioCanadaCetajunckerlibero scambioMagnettetuskVallonia

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