Bruxelles – Se si fosse arrivato a votare in Aula il Ceta, l’accordo commerciale tra Ue e Canada, sarebbe sicuramente arrivato un via libera grazie al consenso di popolari, socialisti e liberali. Ma a quel voto al Parlamento europeo forse non si arriverà mai, visto che la Vallonia non sembra intenzionata a togliere il suo veto finché le sue preoccupazioni non saranno ascoltate. La notizia dell’impossibilità del Belgio di sottoscrivere entro oggi il trattato, e il conseguente probabile annullamento del vertice Ue-Canada di giovedì, è stata accolta con gioia dalla minoranza a Strasburgo. “È sicuramente una buona notizia primo si perché blocca un negoziato condotto in segretezza e a favore delle élite economiche e secondo perché il blocco viene da piccolo parlamento come la Vallonia, a dimostrazione che spesso i grandi non si rendono conto della distanza abissale che c’è tra tra istituzione e cittadini”, afferma a Eunews Tiziana Beghin del Movimento 5 Stelle. Per l’eurodeputata non è vero che una piccola minoranza dell’Europa ha bloccato l’intera unione, ma la Vallonia “si è fatto portavoce di una maggioranza inascoltata, se i cittadini potessero esprimersi su certi temi l’Europa sarebbe stupita”. Il fatto che sia proprio una piccola regione a dire No al Ceta a suo avviso “dimostra che dove non ci sono ricatti e grossi poteri in azione c’è più democrazia”. Per Eleonora Forenza de L’Altra Europa (Sinistra unita Gue) si tratta di “una grande vittoria della mobilitazione popolare e della campagna Stop-ttip che si è attivata in tutta Europa”, e “grazie anche al fondamentale pronunciamento della Vallonia, si è ottenuto un grande risultato di tutti coloro cioè che si sono spesi contro questo trattato che mina l’ambiente, la democrazia e la sovranità dei popoli”. Yannick Jadot dei Verdi sottolinea che “il parlamento vallone e gli altri parlamenti belgi hanno fatto un lavoro di valutazione del Ceta, negoziato per 6 anni nell’opacità, un lavoro che non hanno fatto gli altri parlamenti nazionali”, e ora “il processo di sottoscrizione all’interno del Consiglio deve essere bloccato”.
Il capogruppo dei Popolari Manfred Weber invece attacca direttamente il presidente della Vallonia: “Il tentativo di Paul Magnette di aumentare il suo profilo alle spese del Ceta deve finire. I giochi di potere interni al Belgio non possono continuare a bloccare l’azione Ue”, ha affermato accusando il socialista vallone di volere solo cercare visibilità e dare un colpo al governo guidato dal liberale Charles Michel. Per Weber il Ceta “non è morto” e “deve essere fatto tutto i possibile per farlo entrare in vigore”, per farlo “tutte le preoccupazioni devono essere affrontate e ognuno deve aiutare”. Di “cattiva notizia”, parla il primo vicepresidente del Parlamento Antonio Tajani, secondo cui il Ceta “è un ottimo accordo e per questo bisogna lavorare per fare in modo di superare questa impasse e arrivare a una sua approvazione”.
Il socialista Bernd Lange, che è stato responsabile del Ceta durante i negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione, ha riconosciuto che l’accordo “è fallito”, e questo proverebbe che “l’Unione europea non è più in grado di raggiungere un compromesso con la società”, per questo è “necessaria una fondamentale revisione rispettando le aspettative dei cittadini”. Per io capogruppo S&D Gianni Pittella, che sta lavorando per trovare una soluzione e far eliminare il blocco della Vallonia, “se una piccola comunità può tenere 500 milioni di cittadini europei in ostaggio – che si sia d’accordo o meno con le sue ragioni”, questo significa che “c’è un chiaro problema con il processo decisionale in Europa”. Pittella afferma che “questa bassa capacità di definire delle politiche Ue si applica purtroppo a tutti i settori e paralizza l’intera Unione europea”, perciò “o si cambia il modo in cui funziona l’Ue o questa rischia di essere condannata all’irrilevanza”.