Roma – “Siamo in stretto contatto con le autorità italiane su molti aspetti. Indipendentemente dal referendum. Perché, in ogni caso, la bozza di bilancio è a rischio di non conformità con il Patto di Stabilità”. Secondo il vicepresidente della Commissione europea con delega all’euro, Valdis Dombrovskis, la consultazione di domenica prossima sulla riforma costituzionale “è una decisione che attiene all’assetto istituzionale e spetta agli elettori italiani” e “non è qualcosa su cui la Commissione può intervenire”. Dunque “non posso permettermi di commentare”, indica in una intervista pubblicata oggi su La Stampa, ammonendo però che le questioni aperte andranno affrontate comunque, sia che vinca il Sì o che prevalga il No.
“Dobbiamo fare a breve una valutazione per vedere se l’Italia rispetta la regola del debito”, ricorda Dombrovskis, aggiungendo che sul tavolo del confronto tra Roma e Bruxelles, inoltre, “ci sono le questioni che riguardano le banche” . “Si tratta di argomenti che dovremo affrontare in ogni caso, a prescindere dal referendum”, ripete.
Il primo appuntamento sarà lunedì 5 dicembre, all’indomani del voto referendario, quando l’Eurogruppo si riunirà per discutere sulle leggi di bilancio dei singoli Stati, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si presenterà ai colleghi della zona euro a risultato acquisito. In caso vinca il Sì, avrà certamente la forza di un sostegno popolare alle riforme del governo. Tuttavia, anche in caso di vittoria del No, potrebbe non essere così indebolito.
Una delle tante ipotesi di questi giorni è che se pure il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, decidesse di lasciare Palazzo Chigi come ha annunciato all’inizio della campagna referendaria, potrebbe essere proprio il titolare dell’Economia ad assumere la guida dell’esecutivo, con il compito di traghettare il Paese verso i nuovi equilibri politici che si determineranno dopo la necessaria approvazione di una nuova legge elettorale e uno scioglimento anticipato – ma forse non così rapido – del Parlamento. Il tutto con un Renzi che rimarrebbe alla guida del Pd e intenzionato a ritornare in sella, sostenendo un governo Padoan in perfetta continuità con il suo sulla linea di politica economica e di rivendicazioni nei confronti dell’Ue.