Bruxelles – “Non possiamo vivere una vita normale. Se andiamo da qualche parte non siamo sicuri di tornare a casa vivi”. Salim è un bambino siriano, ha quattordici anni e vive ad Aleppo. Insieme a lui tanti altri bambini trascorrono le loro giornate sotto i bombardamenti, dentro le case, con la paura di morire, spesso senza acqua, cibo ed elettricità. Salim lo ha ricordato all’Europa in una video conferenza con Bruxelles durante l’incontro per la pace in Siria “Stop bombing, a live call with the children from Aleppo”, organizzato al Parlamento europeo dal vicepresidente dell’aula Antonio Tajani.
“Dall’inizio della guerra sono morti un milione di bambini”, ha ricordato l’europarlamentare italiano, “Il nostro è un appello a porre fine ai bombardamenti, perché la violenza non serve a niente e i conflitti si risolvono attorno a un tavolo”.
In collaborazione con la fondazione pontificia “”Aid to the Church in Need” e alla presenza di alcuni europarlamentari dell’Intergruppo sui diritti dei minori al Parlamento europeo, Bruxelles si è collegata con Aleppo, nel cuore della guerra siriana. A Bruxelles, invece, i bambini del coro della chiesa caldea della città hanno dedicato una canzone di pace ad altri bambini, meno fortunati di loro.
“I miei amici sono fuggiti dal Paese e mi hanno lasciata sola”, ha detto in collegamento da Aleppo una bambina siriana e ha aggiunto, “molti miei amici sono morti”.
Il dolore di questi bambini è arrivato nella capitale europea anche attraverso i loro disegni di paura e speranza che sono stati esposti al Parlamento europeo alla mostra inaugurata martedì 6 dicembre alla presenza di Padre Ziad Hilal, direttore del progetto siriano “Aid to the Church in Need”.