Bruxelles – “Se un imprenditore austriaco vuole essere attivo in Francia, ad esempio nel turismo, basta che invii in maniera telematica tutte le informazioni nella propria lingua al Paese membro a cui vuole offrire servizi”. A spiegare il nuovo sistema, chiamato “e-card”, è il vicepresidente della Commissione europea con deleghe per l’Occupazione, Jyrki Katainen, che ha illustrato la nuova iniziativa dell’esecutivo comunitario nel settore dei servizi. E-card è una procedura elettronica semplificata che mira a facilitare la possibilità per le imprese di fornire servizi trans-frontalieri in tutta Europa, avendo un unico interlocutore in ogni Stato membro e usando la lingua del Paese che fornisce servizi.
Sebbene i servizi rappresentino i due terzi dell’economia dell’Ue, con una potenziale clientela di 500 milioni di consumatori, e creino il 90% circa dei nuovi posti di lavoro, secondo la Commissione europea la crescita della produttività in questo settore è ancora troppo bassa. Il perché è stato individuato dall’esecutivo comunitario in alcuni ostacoli amministrativi che impediscono scambi di servizi più snelli all’interno del mercato unico.
“L’83% delle imprese ritengono che le procedure amministrative siano il principale ostacolo per i servizi all’estero e il 45% di quelli interpellati dalla Commissione pensano che il problema sia la lingua”, ha spiegato la commissaria per il Mercato interno Elżbieta Bienkowska. E-card agisce su entrambi gli ostacoli: la burocrazia e la lingua.
La Commissione vuole garantire maggiore uniformità nell’universo europeo dei servizi, senza interferire nelle regole interne degli Stati membri sui diritti dei lavoratori e sulla disciplina delle professioni. Le proposte comunitarie, che rientrano nella strategia per il mercato unico, oltre all’e-card riguardano anche la valutazione delle proporzionalità delle norme nazionali sui servizi professionali, cioè sui servizi offerti da ingegneri, architetti o farmacisti, lavoratori che appartengono agli ordini professionali, circa il 22% della forza lavoro in Europa.
Secondo la Commissione alcune norme per l’accesso agli ordini professionali sono “obsdolete”. Il potere di regolamentare la professione resta in mano agli Stati, ma l’Ue ha chiesto ai Paesi di stabilire “se nuove prescrizioni nazionali per le professioni siano necessarie ed equilibrate”, offrendo anche alcuni orientamenti sulle esigenze nazionali di riforma della regolamentazione.
Affinché il mercato unico funzioni meglio sia per le imprese che per i consumatori, la Commissione ha proposto agli Stati un meccanismo più snello di notifica dei progetti di legge sulle norme nazionali dei servizi, che ogni Stato deve notificare all’Ue, in modo che i Paesi scoprano da subito se esistono incongruenze tra la propria legislazione e quella europea e non, come avviene oggi, dopo che la proposta di legge è stata approvata.