Nicolò Sartori, è Responsabile di Ricerca per il Programma Energia dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), istituto di ricerca fondato nel 1965 su iniziativa di Altiero Spinelli e che a tutt’oggi mira a promuovere la conoscenza dei problemi internazionali nei campi della politica estera, dell’economia e della sicurezza.
I cittadini europei devono essere informati sui rischi per la salute provocati dall’elevato tasso di inquinamento attraverso la creazione di azioni che abbiano come scopo quello di suscitare maggiore interesse e consapevolezza verso i temi legati all’ambiente. Sartori sottolinea che l’obiettivo può essere raggiunto solo con un approccio collaborativo da parte di tutte le autorità coinvolte, mostrando alla popolazione le conseguenze di una “prolungata indifferenza” verso l’ambiente, per evitare di raggiungere il punto critico di Paesi come la Cina, dove è proprio l’assenza di un reale dibattito su questi temi ad aumentare i rischi per i cittadini.
“L’UE produce solo una piccola parte delle emissioni inquinanti a livello mondiale, pari al 10%, contro Usa e Cina che arrivano a produrne circa il 35%”. Dopo l’ultimo pacchetto legislativo europeo “Energia pulita per tutti” – che fornisce, tra gli altri, gli strumenti per ridurre entro il 2030 le emissioni di agenti inquinanti a livello europeo rispetto a quelli fissati nel 2005 – la chiave per gli Stati Membri è puntare sull’integrazione di energie rinnovabili e politiche di efficienza. Sartori spiega che si potrebbe innanzitutto pensare di sostituire il carbone attualmente in uso per la generazione elettrica con altre fonti di energia meno inquinanti, tra cui rinnovabili e gas; inoltre, si dovrebbe investire efficienza energetica, così che si possano ridurre le emissioni e al contempo limitare la dipendenza dall’estero. Un obiettivo raggiungibile solo con una buona governance delle politiche europee, che includa e coordini in modo virtuoso gli Stati membri.
L’azione europea prevede, ancora, maggiori vincoli per le case automobilistiche: una situazione difficile se si considera che gli interessi privati e quelli più ampi dell’UE dovrebbero conciliarsi in un’ottica di responsabilità reciproca. Vincoli più stringenti da parte dell’UE rischiano di determinare produzioni più costose e meno competitive rispetto a quelle dei concorrenti internazionali, sostiene Sartori. E continua: ad esempio, fissare un filtro antiparticolato su un’auto a benzina che ne fa crescere il prezzo potrebbe spingere il consumatore verso una soluzione a costo minore.
Dal canto suo l’Italia, prosegue l’esperto, sta rispondendo bene alle richieste europee. Ha ottenuto buoni risultati, è uno tra gli Stati Membri più virtuosi. Ciò che conta è non fermarsi qui, ma implementare l’uso delle rinnovabili e la progressiva trasformazione del sistema energetico nazionale, poiché gli obiettivi 2030, soprattutto con il supporto della politica e gli investimenti pubblici mirati, non sono così lontani dall’essere raggiunti.
Un primo segnale sono iniziative come le domeniche ecologiche organizzate nelle maggiori città italiane: hanno lo scopo precipuo di sensibilizzare il cittadino, più che un reale effetto sulla riduzione delle emissioni, se non a livello locale. Ma, conclude Sartori, devono essere incentivate, e non viste come unica soluzione a un problema di tale entità.
Giulia Doneddu e Carolina Teresi